No, non dite a Baglioni di essere diventato un «sovranista». Tra tutte le vicende che gli sono capitate nelle settimane pre-Festival, questa per lui è certamente la più assurda.
Altro che essere accusati di «insubordinazione» pro-migranti contro il vice premier Salvini, altro che essere criticati per il conflitto di interessi (vero o presunto) con le case discografiche e i promoter, altro che essere additati come un ingordo che si arricchisce sulle spalle degli italiani, altro che essere santificati dalla sinistra come «guerriero contro la deriva xenofoba» dopo esserne stati snobbati per decenni. Tutto questo non è nulla rispetto a quanto affermato ieri da Giorgia Meloni, la presidente dei Fratelli d’Italia. «Mi piace il festival sovranista di Baglioni che non vuole ospiti stranieri».
Insomma, Baglioni che ha passato dieci anni della sua vita a organizzare la manifestazione «O’Scià» a Lampedusa per sensibilizzare l’opinione pubblica a favore dell’integrazione con gli immigrati, adesso si trova «spalleggiato» dalla leader del movimento in prima linea contro l’arrivo degli extracomunitari. Forse alla Meloni sfugge che organizzare un Festival dove cantano solo artisti italiani, anche gli ospiti, non è fare un’operazione «sovranista», ma un’operazione di puro buonsenso chiamandosi «Festival della canzone italiana».
E forse le sfugge che difficilmente Baglioni si arruolerà nelle file dei Fratelli d’Italia. E tantomeno in quelle della Lega, nonostante si sia chiarito con Salvini dopo il battibecco seguito alle parole – altrettanto di semplice buonsenso – esternate in conferenza stampa dal presentatore sulla questione immigrati. Ora per Baglioni – visto la bufera che hanno suscitato le sue affermazioni – è il momento del silenzio, anzi di «cantare» e basta, come gli ha consigliato il ministro dell’Interno. Ma, quando questo Sanremo sarà finito, lui tornerà a essere quello di O’Scia e quello della «maglietta fina», lontanissimo da chi lo vuol tirare sia a destra sia a sinistra.
Laura Rio, il Giornale