Arriva il 4 gennaio su Netflix (visibile anche su Sky Glass, Sky Q e tramite la app su Now Smart Stick) La società della neve, film spagnolo inserito nella shortlist della categoria Miglior Film internazionale dei Premi Oscar 2024. Diretta da Juan Antonio Bayona e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia, la pellicola è un adattamento dell’omonimo libro di Pablo Vierci e racconta la storia del disastro aereo delle Ande avvenuto nel 1972 quando un aereo dell’aeronautica uruguaiana precipitò con a bordo una squadra di rugby. La trama de La società della neve racconta dell’incidente aereo avvenuto il 13 ottobre 1972 quando il volo 571 delle Forze aeree dell’Uruguay, che trasportava la squadra di rugby degli Old Christians Club, precipitò sulla Cordigliera delle Ande dopo essersi scontrato con una parete di montagna. All’interno della vicenda realmente accaduta, il regista Bayona – basandosi sul romanzo La società della neve. La storia mai raccontata dei sopravvissuti al terribile disastro aereo sulle Ande – porta sullo schermo anche il calvario dei sopravvissuti che per rimanere in vita furono costretti a prendere alcune decisioni estreme.
LA VERA STORIA CHE SCONVOLSE IL MONDO
A bordo dell’aereo c’erano 45 persone, fra cui cinque membri dell’equipaggio, oltre alla squadra giovanile di rugby con familiari ed amici. Dodici persone morirono al momento del violento impatto all’altezza del Glaciar de las Lagrimas, nel dipartimento argentino andino di Malargue (provincia di Mendoza), altre persero la vita nei giorni successivi. Sedici sopravvissuti furono tratti in salvo solo il 22 dicembre, dopo 72 giorni. Il disastro aereo delle Ande sconvolse negli anni Settanta l’opinione pubblica perché costrinse la società ad affrontare un tema considerato un tabù assoluto: il cannibalismo. Dopo lo schianto i sopravvissuti si ritrovarono in uno degli ambienti più ostili al mondo e obbligati a ricorrere a misure estreme per poter restare in vita, fra cui quella di mangiare i compagni di squadra. Molti di loro, prossimi alla morte, volontariamente autorizzarono i sopravvissuti a nutrirsi dei loro corpi. Dopo aver esaurito le scorte alimentari, e provato a ingoiare di tutto, dalle suole delle scarpe alle sigarette e al dentifricio, ha ricordato Roy Harley, uno dei membri della squadra di rugby che oggi ha 71 anni, “ci riunimmo per decidere su quella che era per noi l’ultima spiaggia”. La maggioranza votò “sì”, ha ammesso, spiegando che “stavamo morendo. Quando si ha la scelta di morire o di usare l’unica cosa che resta… Abbiamo fatto quello che abbiamo fatto per vivere”.