Kate Middleton, nata per regnare

Kate Middleton, nata per regnare

Il più strabiliante successo della Kate Middleton quarantenne è che nessuno si ricordi della Kate Middleton ventenne. Ma, prima di arrivarci, cominciamo la fiaba dal principio. 

C’erano una volta due ragazzini scissi tra due figure femminiliLa madre: volitiva e volubile, capricciosa e determinata, sentimentale e sovversiva. Per sovrappiù, morta: una madre che muore quando sei piccino non può che venire mitizzata. In contrapposizione c’era la figura della nonna: così viva da parere immortale, così seria da non concedersi mai un sentimentalismo, così attaccata alla ditta di famiglia da non aver mai perdonato la donna che ne aveva minato le fondamenta.

I due ragazzini avevano un padre, certo, ma questa è una delle molte storie in cui le figure maschili sono marginali. I due ragazzini non avevano bisogno di chiedersi cos’avrebbero fatto da grandi: la ditta di famiglia era la casa reale inglese, e non era quasi mai accaduto che qualche erede si rifiutasse di lavorarci. Parte delle mansioni consisteva nel trovarsi una moglie, e fu lì che il maggiore, che ne scelse una del modello della nonna, si differenziò dal minore, che ne scelse una simile alla mamma. 

Tanto Kate pareva nata per fare la regina – una che ha studiato tutta la vita, una che sembra esserci nata, una Elisabetta in minore – così Meghan era una Diana in sessantaquattresimo: ribelle, insofferente, determinata a fare come se l’istituzione non esistesse, come se sposare uno degli eredi al trono e un attore fossero lo stesso lavoro. 

Catherine Middleton, la più giusta interprete per il ruolo di Elisabetta, è sposata con William da quasi undici anni, e periodicamente si dice che, se un giorno l’immortalità di Elisabetta dovesse avere fine, il trono potrebbe passare direttamente a William e Kate, saltando il turno di Carlo. Che, poverino, quel trono lo aspetta da tutta la vita, ma ha fatto una cosa assai poco da re: un matrimonio non raccomandabile. Dopo la morte di Diana, ha sposato Camilla, sua amante da tutta la vita. Quando nell’autunno 2020 Netflix ha distribuito le puntate di The Crown ambientate negli anni Ottanta, una generazione cresciuta dopo i rotocalchi novecenteschi ha scoperto l’adulterio più famoso del secolo scorso. L’Instagram congiunto di Carlo e Camilla ha dovuto sospendere i commenti, invasi da indignate: cos’avete fatto alla povera Diana, non vi vergognate? La storia si ripete sempre: la prima volta come intrattenimento di prima fascia, la seconda come stanca replica. Se non c’eravate, fidatevi dei testimoni: la fine del Novecento è stata un periodo irripetibile per le case reali. Carlo veniva intercettato mentre diceva a Camilla che, sfortunato com’era, invece di reincarnarsi in un paio di sue mutandine sarebbe rinato come suo tampax. Diana veniva venduta ai tabloid dagli amanti coi quali si consolava dell’esistenza di Camilla, uno dei quali amanti si bisbigliava fosse il vero padre del secondogenito di Diana, Harry. Sarah Ferguson – cognata di Diana, moglie del principe Andrea – veniva fotografata mentre un petroliere le ciucciava un alluce. 

Erano anni magnifici anche fuori dall’Inghilterra: nel principato di Monaco, Carolina sposava un tizio che nelle didascalie delle foto aveva come mestiere «playboy», e Stefania si riproduceva con una guardia del corpo. Capite bene che la povera Meghan Markle, con le sue ribellioni piccine picciò, buone al massimo per andare in tendenza su Instagram, non ha alcuna chance d’essere all’altezza della generazione precedente, quella le cui smanie facevano parlare d’imminente fine della monarchia. Harry si è potuto permettere d’innamorarsene perché non è il primogenito: le possibilità che arrivasse al trono erano bassine anche prima che ci rinunciasse. Lui e l’aspirante Diana possono stare in California, giocare ai ribelli di buona famiglia, dar da mangiare alle galline e sostenere buone cause: va benissimo così, mica è uno scandalo, gli scandali sono stati altri, se serve vi facciamo una rassegna stampa del Novecento, cari scapestrati in minore. William – che, se non direttamente da nonna Elisabetta, il trono lo erediterà da papà Carlo – ha invece scelto una moglie che sapesse qual era l’ambizione giusta: non certo essere interessante, ma essere istituzionale. 

La futura regina Caterina (persino il nome è regale) è perfetta: quel tocco di fragilità che piace al pubblico contemporaneo è dato solo dalle invalidanti nausee mattutine. Le ha avute in tutte e tre le gravidanze, ha dovuto annullare gli impegni ufficiali, e chissà se ne è stata innervosita – le istituzioni non si ammalano – o lieta: le istituzioni vanno umanizzate, è la più importante lezione che ha lasciato al mondo Diana, l’ingombrantissima suocera che non ha fatto in tempo a conoscere. Kate è una borghese, figlia di commercianti, e mi piace pensare non sia un caso il suo chiamarsi Caterina come una delle più famose regnanti nella storia del mondo. Mi piace pensare che non sia diventata la perfettissima moglie d’erede al trono per caso, ma che abbia studiato, si sia impegnata, ci abbia messo dedizione e tigna e ambizione. Che sia, insomma, la Chiara Ferragni delle case reali. Una la cui vita dimostra che puoi tutto, se ti applichi a rendere speciale il tuo non essere niente di speciale. 

Raccontava Susanna Agnelli in quel romanzo di formazione dell’alta società che è Vestivamo alla marinara che Jane Bourbon del Monte, la nonna materna, guardava sconsolata lei e le sorelle, e sospirava rivolta alla figlia Virginia: ma come le hai vestite, sembrano le figlie del droghiere. Ma Vestivamo alla marinara è del 1975, lo spirito del tempo è cambiato, e oggi l’alta società sa che deve fare di tutto per non sembrare tale, se non vuole passare il tempo a discolparsi dei propri privilegi davanti a rivoluzionari virtuali. Ogni vestito che si mette Kate Middleton viene scrutato da suddite e acquirenti, e lei è attentissima a non essere quasi mai irraggiungibile, a essere quasi sempre a portata d’acquisto: per ogni Dolce e Gabbana c’è un Topshop, per ogni Alexander McQueen uno Zara. Le principesse erano influencer quando ancora c’erano i telefoni a disco, figurarsi se una che per tutta la vita ha studiato da principessa sbaglia l’equazione tra aspirazionale e immedesimabile. Nelle favole moderne, quando la figlia del droghiere decide di diventare regina, non lascia certo al caso il guardaroba; nelle favole moderne, se la figlia del droghiere si mette in testa di diventare regina, nulla può fermarla. 

Adesso che compie quarant’anni; adesso che è la madre di tre eredi al trono e ha i capelli folti e lucidi d’una ventenne che non abbia mai partorito; adesso che Meghan è in perpetua villeggiatura all’estero e i social non hanno più immagini che le inquadrino insieme e di fronte alle cui minime smorfie avventurarsi a immaginare reciproche insofferenze; adesso che Meghan, nella famosa intervista in cui ha regolato i conti con la casa reale, l’ha accusata del crimine di guerra d’averla fatta piangere il giorno del suo matrimonio, per una discussione sui vestiti delle damigelle, e lei non ha risposto perché qualcuna deve pur fare l’adulta, di fronte alle recriminazioni puerili. 

Adesso che il trono è sempre più vicino, e lei è la versione con diadema dell’impiegata più zelante e più talentuosa, la prima ad arrivare in ufficio e l’ultima ad andarsene, quella che la promozione se l’è proprio meritata; adesso, ho l’impressione che il successo di Kate stia nel meme che non c’è. 

Era la primavera di vent’anni fa, William era un suo corteggiatore, e lei era in passerella a una sfilata di beneficenza dell’università. Indossava un vestito trasparente e, quando lei e William iniziarono a frequentarsi pubblicamente, i saperlalunghisti dissero che non sarebbe durata: mica l’erede al trono può sposarsi con una che ha sfilato mezza nuda (neanche si fosse fatta ciucciare un alluce in pubblico). Sono passati vent’anni, e il vestito trasparente dovrebbe essere in prescrizione, ma sappiamo tutti benissimo che nulla lo è mai: viviamo nell’epoca della riproducibilità e dell’eterno ripescaggio, vecchie battute disfano carriere, vecchie foto demoliscono reputazioni. Per Kate questa regola contemporanea non vale. Quella sfilata lì non interessa, nessuno ha voglia di rinfacciargliela. È una ragazzata, ovvero quel che sarebbe stata nel Novecento. Un secolo in cui le principesse da ragazze si divertivano, e da grandi diventavano regine. 

VanityFair.it

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