È quanto riferiscono a un quotidiano libanese fonti vicine alla famiglia di Alamuddin, la moglie dell’attore
DOPPIO fiocco in casa Clooney: George e Amal aspettano due gemelli. Arriveranno a marzo. È quel che sostiene il quotidiano libanese The Daily Star che cita una fonte vicina alla famiglia di Amal a Beirut. Nei giorni scorsi si erano diffuse indiscrezioni su una presunta gravidanza dell’avvocatessa, o comunque sul desiderio della coppia di avere un figlio. Nel maggio del 2015 l’attore aveva detto che un figlio “non era una sua priorità”, il mese successivo aveva ammesso il desiderio suo e della moglie aggiungendo che però “si stavano prendendo del tempo”. Risale invece ad agosto la notizia, mai confermata, che la coppia avesse iniziato le procedure per l’inseminazione artificiale.
L’unica certezza è questa: “Dateci una chance”. Così Clooney aveva risposto, in un’intervista a Vanity Fair, alla domanda sul desiderio, o l’intenzione, di avere figli. Fin dal fidanzamento nella primavera del 2014 e dal solenne matrimonio veneziano del settembre dello stesso anno la coppia è una delle prede più ambite dai tabloid. L’idea che la donna, che è riuscita a far capitolare lo scapolo più ambìto del mondo, sia anche stata in grado di ridurlo a più miti consigli sulla paternità, se confermata sarebbe una signora notizia, viste le volte in cui George ha fatto lo spiritosone con chi tirava in ballo l’argomento figli. Ad esempio a febbraio dello scorso anno, circolanti voci di maternità per Amal, lui aveva smentito tutto raccontando però quale grande gioia la coppia avesse provato nell’accogliere in casa la bassottina Millie, strappata alle sofferenze di un canile.
“Ho una partner di vita fantastica e non pensavo che questo potesse succedere” aveva glissato un’altra volta, come a dire che era già abbastanza una moglie, ora calma a parlare pure di figli. D’altronde il passo – il matrimonio – era stato epocale, è più lunga la lista delle relazioni avute da Clooney che il numero dei pannolini contenuti in una confezione. Kelly Preston, poi le nozze, finite quattro anni dopo con un divorzio, con Talia Balsam (“non mi sposerò mai più”, dichiarò all’epoca, ma era l’èra delle sitcom e delle piccole partecipazioni a telefilm, mister nessuno doveva ancora trasformarsi nel dottor Ross), Lisa Snowdon e Sarah Larson, Elisabetta Canalis e Stacy Keibler.
Tanto era considerato uno scapolone imprendibile, che il museo delle cere di Madame Tussaud, sede di Las Vegas, aveva creato una statua intitolata “Marrying George Clooney” con la possibilità, per le fan, di indossare abiti da sposa e farsi fotografare accanto alla “copia” dell’attore in smoking. Insomma, uno che riuscivi a incastrarlo solo sotto forma di statua di cera. Il sogno continuava: l’impegno, i film, i riconoscimenti, i festoni a Villa Oleandra, le voci di una presunta omosessualità, i red carpet, i motoscafi in laguna alla Mostra del Cinema di Venezia, il glam e grappoli di donne di ogni età pronte anche a vendere ogni bene in cambio di.
Poi venne Amal e per quei grappoli le cose cambiarono. L’avvocatessa libanese-britannica affascinante, superchic e superimpegnata ha fatto l’acchiappo del secolo. Assai benestante, neanche a dire che puntasse al patrimonio. Ed era difficile che una che ha difeso Julian Assange e Yulia Timoshenko non riuscisse – almeno fino a oggi – a difendere dalle insidie un compagno di quelli che non incontri tutti i giorni in metropolitana. Allo scintillante puzzle familiare manca ancora una tessera: gli eredi, appunto. Cinquantacinque anni lui, trentasette lei: se non ora quando?
Vero è che per un sex symbol di portata planetaria (due volte celebrato come “il più sexy di sempre” dalla rivista People), bello di natura, piacione per indole e mestiere, dev’essere più complicato accettare l’idea di diventare papà che quella di diventare brizzolato. Perché il capello sale&pepe, si sa, attribuisce fascino mentre un bebé – o due, come si dice stavolta – prevede l’appostamento dei fotografi davanti all’asilo o ai giardinetti, il che non si addice esattamente a un uomo cui le donne di mezzo mondo avrebbero strappato volentieri la camicia di dosso, non il biberon dalle mani.
di ALESSANDRA VITALI, La Repubblica