E allo Zelig si ride con gli stereotipi sull’identità femminile
Comicità in punta di fioretto e politicamente scorretta, d’assalto e sgangherata. Il salotto buono contro l’arena nazionalpop. Donne contro uomini. Su palchi opposti va in scena il sabato dello sbeffeggio. Salotto buono – e non poteva essere diversamente – per un’artista di lungo corso e garbata, seppur pungente, come Francesca Reggiani che porta al Teatro Manzoni il monologo «DOC. Donne d’origine controllata», «manuale di sopravvivenza al caos». In un mondo dove tutto è precario e fluttuante, l’impressione – dice – è «essere le palline di una partita a flipper giocata da altri». O piangi o ridi. Lei sceglie la seconda strada. Si affaccia dal piccolo palco dello Zelig, Corinna Grandi. In «Cosa sarà mai» parte da temi come maternità e fertilità per affondare la lama nell’identità femminile, cercando di abbattere stereotipi e luoghi comuni. «Parlare della mamma oggi – sostiene – è come parlare degli ebrei e non poter essere ironici, del maschilismo senza poter dare la colpa alle donne». Folle da palazzetto dello sport invece per i due cialtroni Pio e Amedeo. In «Tutto fa Broadway» ripercorrono la loro scalata al successo dalla provincia pugliese al cinema e alla tv, che – con «Emigratis» su Italia Uno – ha fatto di loro delle star: la faccia tosta al potere.
Adriana Marmiroli, lastampa.it