(di LUCA VALTORTA, unhealthy inviato di Repubblica) LUCCA. Who is dr Who? Chi conosce il dottor Who? Milioni di persone in tutto il mondo, health dal momento che è la serie fantascientifica più longeva della storia. Trasmessa per la prima volta nel 1963 dalla Bbc, garanzia assoluta di qualità, è diventata un fenomeno di culto capace di raccontare le trasformazioni sociali e tecnologiche della società in generale e di quella inglese in particolare. Nel corso degli anni ha avuto alti e bassi fino a quando, nel 2005, lo sceneggiatore Russell T. Davies l’ha riportata al successo: il mondo è cambiato, sta già iniziando la “retromania” ovvero la nostalgia per gli oggetti del passato e il pubblico dei “geek” affamato di fumetti e serie tv sta diventando il nuovo referente di un mercato in veloce trasformazione. Doctor Who così, con 51 anni di programmazione e più di 800 episodi, comincia a macinare nuovi record tra audience, libri, dvd e traffico su iTunes. Abbiamo incontrato a Lucca Comics il capo sceneggiatore e produttore esecutivo Steven Moffat e il nuovo sceneggiatore di punta Jamie Mathieson che hanno mostrato in anteprima il primo episodio della nona stagione, in onda su Rai4 da gennaio 2016.
Se uno dovesse spiegare di che cosa tratta il “Doctor Who” a chi non lo conosce che cosa potrebbe dire?
Moffatt: “Sono le avventure di un uomo che può viaggiare ovunque, nel tempo e nello spazio e che combatte tutti i mostri che incontra senza mai diventare uno di loro”.
Da che età ha incominciato a guardarlo?
“A quattro anni mi sembrò la cosa più paurosa e per un po’ me ne sono tenuto lontano. Poi sono cresciuto ma quella sensazione aveva provocato in me anche un’attrazione irresistibile che mi ha portato a riguardarlo. Non ho più smesso”.
Mathieson, quanto è stato difficile entrare nel team di una serie così “gloriosa”?
Mathieson: “Non è stato per niente facile. Anch’io ero un grande fan, così ho contattato la produttrice Julie Gardner, ma poi la stagione andò benissimo e ho pensato che non mi avrebbero mai coinvolto. E così è stato. Anni dopo ho incontrato Steven, io gli ho proposto un sacco di cose. Ci siamo poi rivisti con un’altra proposta ancora ma mi ha detto: ” Ok buona, ma il mostro dov’è?”. Al terzo incontro non solo avevo i mostri ma anche i disegni: e finalmente mi ha preso”.
Quali sono stati gli ostacoli più grossi nel riproporlo dopo tutto quel tempo?
Moffat: “In realtà la difficoltà principale nel reboot del 2005 è che non c’era nessuna regola. Non si sapeva nemmeno come posizionarlo: per ragazzi? Per adulti? Allora ci siamo rilassati e le cose sono andate bene”.
Che cosa ci dice il Doctor Who dell’Inghilterra?
Moffat: “Il Dr Who è la sensibilità, la gentilezza, il predominio dell’intelligenza sul coraggio. Lui non è il Capitano Kirk, non è un professionista, non è un militare, un capitano. Lui è un curioso che vuole fondamentalmente andare a pranzo con gente famosissima ma lungo la strada viene bloccato da una serie di complicati imprevisti. C’è in lui l’attenzione nel fare le cose giuste da piccolo eroe della strada, che è quello che gli inglesi secondo me vorrebbero essere”.