Il film di Giulio Base dopo Venezia in sala dall’11 ottobre
‘Il banchiere anarchico‘, diretto e interpretato da Giulio Base, con la partecipazione di Paolo Fosso, ha la forza del testo rivoluzionario di Fernando Pessoa che ha scritto questo ‘racconto di raziocinio’ nel lontano 1922. Prodotto da Agnus Dei con Rai Cinema e coprodotto da Solaria Film e Alberteam Group, il film, in sala dall’11 ottobre con Sun Film Group, di natura teatrale e con scenografia minimalista, mette in campo un ossimoro con tanto di domanda: può un banchiere, un finanziere, essere un anarchico? Sì, è la risposta se si segue l’argomentato ragionamento del finanziere in una sorta di dialogo platonico con due soli protagonisti: il banchiere (Base) e un ospite-amico (Fosso). Già alla 75/a edizione del Festival di Venezia dove ha vinto il Premio Persefone, il film, girato a Cinecittà, è così un lungo monologo di questo plutocrate ultra-miliardario che racconta a uno stupefatto amico come sia arrivato, da vero anarchico quale era ed ancora è, a liberarsi dal potere e dai soldi, dopo aver ottenuto, con caparbietà e senza scrupoli, l’uno e l’altro. Lui, figlio del popolo, si stacca a un certo punto dai suoi giovani compagni di lotta, che apostrofa a un certo punto come “le puttane della dottrina libertaria”, per percorrere l’unica via possibile verso l’emancipazione, quella della solitudine, della lotta del singolo contro tutti. “Pur con trentacinque anni di lavori alle spalle (alcuni dignitosi, altri meno) vivo ‘Il banchiere anarchico’ come un’opera prima. È il film che avrei sempre desiderato fare e finalmente ne ho trovato il coraggio – dice oggi a Roma Giulio Base, 24 titoli da regista e 34 da attore -. Ho vagheggiato a lungo la messinscena spoglia e da ‘ragion pura’ di questo pamphlet fulminante: la parola in palmo di mano al servizio di concetti sferzanti, primi piani alla ‘logica’ e non agli attori, sgombrando il campo da orpelli che potessero frenare l’altezza dei temi”. L’arte cinematografica, continua il regista-attore, nato a Torino nel 1964, “regala ancora la primitiva meravigliosa possibilità di esporre le inquadrature con dietro un’etica, se lo si vuole, ripulendole dalle scorie, se lo si ritiene. Da cinefilo inesausto amo gli attori così, le loro opere più delle mie. In questa, per me nuova, ottica di rigore desideravo quindi soprattutto restituire allo spettatore l’impegno di questo ossimorico titolo. Quello stesso della storia delle lotte di classe”. Una curiosità: il cinema Quirinetta di Roma riaprirà il 10 ottobre proprio con l’anteprima de ‘Il banchiere anarchico’ e anche il racconto di Pessoa ‘Il banchiere anarchico’ torna in libreria con Nova Delphi.
Francesco Gallo, Ansa