Boom di ascolti per il dibattito tra il premier Renzi e il costituzionalista Zagrebelsky. Parla il giornalista che ha condotto il confronto televisivo su La7
Incollati davanti alla tv con il premier Matteo Renzi che parla della “palude da superare” e il costituzionalista Gustavo Zagrebelsky che invoca lo spettro dell’oligarchia. È boom di ascolti per il duello sul referendum: “Sì o no” condotto da Enrico Mentana: su La7 ha conquistato un milione e 800mila spettatori (l’8% di share, con picchi dell’11%). La7 è la terza rete più vista della serata dopo RaiUno (“Tale e quale” , 21.84%) e “Squadra antimafia 8“(13, 6% , su Canale 5). “La7 fa servizio pubblico” è il commento sui social, mentre la Rai annaspa. Per Mentana “è stata una bella partita politica, in cui nessuno ha usato mezzucci per fare colpo”.
Che Italia immagina davanti alla tv?
“Persone appassionate dei temi civili, un pubblico che vuole approfondire. Lo devi intercettare, ma c’è. La serata è riuscita come l’avevo concepita, anche se alla vigilia qualcuno dubitava: “Ma come, fai il dibattito tra il professore e un politico pragmatico?”. Zagrebelsky non vive sul monte Athos, è in prima linea, e Renzi – prima di parlarne bene o male – tutto è meno che fesso. Ed è competitivo, sapeva chi aveva davanti”.
Chiarezza e confronto sono gli ingredienti con cui La 7 fa servizio pubblico?
“Ma si è sempre fatto! Sono vecchio, sfatiamo l’equivoco: Rai uguale servizio pubblico, il resto nani e ballerine. Su Canale 5 nel ’94 ho condotto “Braccio di ferro” con Berlusconi e Occhetto. Se Floris da RaiTre e viene a La7 non cambia nulla. Non c’è differenza, ci sono programmi che vengono bene e altri che vengono male”.
La Rai un confronto così non l’ha ancora organizzato. Secondo lei perché?
“Il problema è la libertà: io ho messo insieme il premier e un grande costituzionalista. In Rai con chi fai contrapporre il presidente del Consiglio? Un altro politico? Diciamo che se fai le cose senza il manuale Cencelli riescono meglio”.
Si aspettava che il professore esordisse coi “gufi e i parrucconi”?
“Sì, voleva far cadere il premier in contraddizione. Lamentiamo le mestizie del nostro paese ma non so dove possa svolgersi un confronto tra un grande costituzionalista e il presidente del Consiglio. È stato un dibattito a livello alto, merito di entrambi”.
Dietro le quinte le hanno chiesto qualcosa in particolare?
“Niente. È andata benissimo ma poteva anche saltare perché Renzi è partito alle 3 di mattina per andare a Gerusalemme ai funerali di Shimon Peres. E Zagrebelsky è stato correttissimo, in omaggio al calendario del premier, è venuto a Roma“.
Cosa la preoccupava di più?
“Che saltassero i nervi. Se s’innervosiscono persone che usano il vaff è un discorso, ma se due ospiti non sciolgono il nodo di una polemica è più complicato. Quando ho capito che volevano continuare a parlare e i tempi si erano fatti lunghi, ho chiamato la pubblicità. Se lo rivede non è un confronto vissuto sui fuochi d’artificio, sono due ore e mezza di una bella partita politica”.
Silvia Fumarola, La Repubblica