Con Streep risate dark su Panama Papers

Con Streep risate dark su Panama Papers

Attrice ricorda Daphne Galizia presentando The Laundromat.

“Sono le persone semplici, come può essere mia madre, che si fidano degli altri e credono nella giustizia e quando scoprono che non c’è si attivano e non mollano a far andare avanti le cose”, dice Meryl Streep parlando del suo personaggio in ‘The Laundromat’ di Steven Soderbergh in concorso a Venezia 76 (dopo un passaggio al cinema sarà il 18 ottobre su Netflix).

E’ una vedova che indaga su una frode assicurativa arrivando a Panama City a scoprire che i due soci in affari (il fantastico duo Gary Oldman e Antonio Banderas) sono a capo di una rete di evasione fiscale mondiale. Soderbergh cita il dottor Stranamore come fonte di ispirazione: ‘The Laundromat’, con un ritmo divertente da gran commedia, racconta una cosa drammatica come i Panama Papers e nonostante la trama di fantasia è puntualmente basato su “Secrecy World: Inside the Panama Papers Investigation of Illicit Money Networks and the Global Elite” di Jake Bernstein.

“C’è un sistema di collusione mondiale dietro questa vicenda – spiega la Streep – e che nasconde quello che il club dell’1% di potenti combina. Ma non solo: tutti noi abbiamo soldi investiti e non sappiamo in quale scatola cinese vanno e quanto anche noi supportiamo questo sistema. Non è certo qualcosa che ha i colori di un unico paese, ma interessa tutti e i giornalisti sono in prima linea e ne sono anche vittime, penso a Daphne Galizia, la giornalista maltese uccisa due anni fa”.

In ‘The Laundromat’ il regista di Erin Brokovich, Ocean’s Eleven, Traffic parte da lontano: durante una gita al lago si capovolge il vaporetto in cui una coppia di anziani stava trascorrendo la domenica, il marito muore nell’incidente e la vedova, interpretata da una Streep al solito formidabile (anche nel look floreale da americana di provincia), non per i soldi ma per senso di giustizia comincia un percorso accidentato quanto tenace tra la burocrazia delle assicurazioni trasformandosi via via da mite a implacabile segugio.

“Il mio personaggio è il cuore morale della vicenda, mi ha ricordato i genitori dei ragazzi delle stragi senza senso di Parkland High School, di Newtown: il dolore, il lutto, è un grande motore di cambiamento e se sulle armi si protesta e si tenta di legiferare oggi in America è merito loro. Tutti noi facciamo affidamento alle persone più passionali che portano avanti le cause ma ciascuno dovrebbe fare la propria parte”.

L’incontro a Venezia, con due premi Oscar e anche due primi ministri (Meryl Streep è stata la ‘Lady di ferro Thatcher’ e Gary Oldman Winston Churchill nell”Ora più’ buia), è anche l’occasione per parlare di come artisti eccezionali trovino sempre nuovi spunti e nuove sfide.

“Sono stato fortunato, ho avuto grandi ruoli nella mia carriera, come in Harry Potter, ma la mia preferenza è per personaggi realmente vissuti – dice Oldman, 61 anni – per i quali ti prepari leggendo e scoprendo tutto su di loro. Oggi è il testo della sceneggiatura e il regista coinvolto a farmi dire di sì ad un nuovo progetto”.

Meryl Streep, 70 anni appena compiuti, prosegue: “ho avuto la fortuna di fare ogni tipo di film e ad intrigarmi ancora è proprio la sfida che il ruolo mi mette davanti. Per me imparare un copione non è prendere una medicina o fare i compiti a casa, per me è un modo per aprire la mente alla conoscenza, a cose nuove. Quando invecchi pensi di sapere tutto invece non c’è cosa più bella di continuare a meravigliarsi, quasi a spaventarsi del nuovo. Mi capita abbastanza spesso di fare film con temi sociali ma non scelgo questo a prescindere: le buone intenzioni possono nascondere sceneggiature noiose. Ormai mi faccio sempre questa domanda: “quanto è tossico per il mondo quello che accetto di raccontare? Magari fa meglio una risata, un film divertente e se posso, preferisco”.

Ansa.it

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