Le curve maschili non sono contemplate dalle sfilate milanesi. Nonostante la body diversity femminile riscuota successi altalenanti quella legata al menswear sembra essere pressoché inesistente. È quanto emerge al termine dei défilé dedicati alle collezioni primavera/estate 2024: appena sei show su 72 hanno visto la presenza di almeno un modello plus-size, che veste una taglia a partire dalle 56 o XL. La scorsa stagione erano stati appena otto su 69 fashion show. Il casting di ciascuna sfilata è stato analizzato da Vogue Business che indica lo stilista scozzese Charles Jeffrey come unico ad aver selezionato almeno un modello curvy durante l’ultima Milano fashion week. A Parigi ci hanno pensato KidSuper, Louis-Gabriel Nouchi, Doublet, Marine Serre e IFM Institut Français de la Mode. Appena 12 look su oltre 3mila uscite in passerella all’ombra del Bosco Verticale e della Torre Eiffel, lo 0,4% del totale delle proposte presentate (per le collezioni autunno/inverno 2023 donna la percentuale era stata dello 0,6 per cento).
Mentre ci sono alcune grandi maison del lusso che da varie stagioni scelgono modelle plus size per le sfilate donna, da Dolce & Gabbana a Off White e Versace, lo stesso non avviene per quanto concerne l’universo uomo se non con rare eccezioni come l’esordio creativo di Pharrell da Louis Vuitton. È difficile trovare dei corrispondenti maschili delle super top curvy Ashley Graham, Precious Lee e Paloma Elsesser. Per quanto concerne i modelli mid-size, che rientrano in taglie dalla 48 alla 54, alcuni marchi come Dsquared2 e Magliano hanno inserito diversi modelli all’interno dei loro show, in particolare modo Luca Magliano, vincitore del premio Karl Lagerfeld durante la recente edizione dell’Lvmh Prize, ha, come di consueto, scelto modelli di qualsiasi etnia ed età.
La mancanza di body diversity è stata segnalata da testate del calibro di The Wall Street Journal, The Guardian, Dazed ed Esquire. Non sono mancate le insoddisfazioni dei modelli James Corbin e Raul Samuel e dell’influencer Drake Andrews, tutti concordi nella necessità di una maggior rappresentanza sulle passerelle.
“Il menswear non sembra avere lo stesso livello di attenzione e disponibilità economica dell’abbigliamento femminile, ma poiché l’apparel maschile si è trasformato negli ultimi due anni, prevedo che potrebbe svilupparsi ulteriormente. Devono esserci più persone che difendono queste taglie diverse”, ha dichiarato a Vogue Business Charles Jeffrey che ha lavorato con Street People Casting per garantire una migliore rappresentazione delle taglie nonché con il focus group Wimp, che sostiene modelli trans e non binari.
Il marchio giapponese di abbigliamento sportivo Doublet, che aveva realizzato ben quattro look per taglie forti la scorsa stagione, ha optato per tre proposte mid-size e due plus size scegliendo anche il modello Silvano Coltro per la recente sfilata di Parigi. “Mi sento molto solo perché la maggior parte delle volte guardo il tabellone dei modelli con ragazzi che sembrano tutti uguali, nessuna diversità in termini di forma o colore”, ha affermato Coltro. Parte del problema è che i marchi non creano campionari pensati per i plus-size, difficoltà comune anche all’universo femminile. “Il 90% dei designer non si sforzerà di avere un campionario reale vicino al tuo tipo di corpo, al massimo inseriranno tessuti economici come mesh e spandex. Ricordo alcuni casting in cui sono stato costretto a indossare abiti di una taglia piccola o media anche se ho detto che non avrei mai potuto adattarli, e si sarebbero arrabbiati con me per aver rotto gli indumenti o avrebbero riso di me per non essere in grado di adattarli. La moda può essere bella, ma la realtà è che è ancora un posto molto ostile se non rappresenti la bellezza standard”, ha concluso il modello.