(dal blog del Corriere, ambulance La27ora, illness di Costanza Rizzacasa D’Orsogna) Ma perché in tv le giornaliste le fan condurre soprattutto d’estate? Sarà che i talk, buy cialis di luglio, fanno solitamente meno ascolti? Che i budget sono ridotti al lumicino e i maschietti non si vogliono abbassare? Sarà che si associano le donne, pur se preparatissime e secchione, con contenuti (e abiti) leggeri?
Per la terza stagione, Serena Bortone, che oltre a tutto è pure bionda, conduce Agorà Estate, format nato con lei da un’idea di Andrea Vianello, di cui la giornalista di Rai3 è anche capoprogetto. Alla prima puntata, lunedì scorso, ha portato in studio due signore impegnate nella lotta al terrorismo: Nessrin Abdalla, comandante curda di Kobane e una delle tante donne ad aver imbracciato il fucile contro l’Isis, dal fronte; la tunisina Imen ben Mohamed, reduce dalla primavera araba, dagli scranni del parlamento. Share del 7,7%, appena sotto l’invernale, che aveva chiuso la stagione all’8,23%.
Insomma, il solito refrain, accampato da certi autori dei talk d’informazione, che trovare ospiti donne sia difficile perché non vogliono far la levataccia, non vogliono far tardi, perché gli ospiti li impongono i partiti, non è poi così vero. Poi certo, se le tue opzioni femminili si limitano a Daniela Santanché, è ovvio che un giorno avrà da fare.
«L’establishment, in Italia, è ancora fortissimamente maschile. Nei partiti, i capi corrente sono quasi tutti uomini. Ma se non rappresenti anche l’altra metà del cielo, che poi è la maggioranza del Paese, hai perso. Perché il tuo racconto della realtà, una grande tradizione di Rai3, sarà sempre parziale. Non portare voci femminili nei programmi di approfondimento è un errore professionale. E costa solo una telefonata in più. Tanto più che oggi la sfida è proprio trovare volti nuovi. Un elemento della crisi del talk è che le facce sono sempre le stesse. Quale migliore occasione, per rilanciarlo, di nuove presenze femminili? Non è solo una battaglia di genere. Il grande problema del Paese è la mancata valorizzazione del merito. Se io punto sul merito, ne giova anche il prodotto. Provare volti femminili, magari meno conosciuti, non è solo giusto, ma anche funzionale.
L’estate, poi, con il suo approccio più sperimentale, è l’occasione per testare professionalità in ruoli diversi. È stato così per Nathania Zevi e Pablo Rojas, che avevano iniziato con Agorà Estate l’anno scorso e hanno proseguito nella lunga stagione invernale con Gerardo Greco. Quest’anno al loro posto abbiamo Rosa Melucci, inviata e autrice storica, per la prima volta al “moviolone”, e una new entry, il giovanissimo Max Brod, ai social».
Sebben che siamo donne, paura non abbiamo, si cantava.
«Sarà che, nonostante lavoriamo da secoli, la nostra affermazione professionale è antropologicamente tardiva, così che siamo più spericolate e fresche. Sarà che abbiamo meno da perdere, che siamo più coraggiose. Sarà che l’accoglienza, la generosità come caratteristica ontologicamente femminile, non è solo un cliché. Soprattutto, vorrei portare storie nuove. Non il solito razzista che dà addosso al migrante, ma anche la pensionata che il migrante lo prende a casa sua».