Le sale cinematografiche dovrebbero riaprire il 15 giugno, sostenibilità delle misure di sicurezza permettendo, ma il lockdown ha mostrato che lo streaming delle prime visioni potrebbe essere di grande aiuto per lo meno per un certo tipo di film. Ne è convinto Gianluca Curti, presidente di Cna Cinema e Audiovisivo e amministratore delegato di Minerva Pictures: i blockbuster saranno da lasciare ai cinema e potranno andare in pay per view soltanto dopo l’usuale finestra di 105 giorni, ma produzioni di qualità, piccole e meno piccole, che rischiano di trovare poche sale o nessuna, meritano di andare da subito anche in streaming senza attendere alcuna finestra.
«Con il lockdown è stato tracciato un solco», spiega Curti, «sono nate nuove piattaforme di video streaming on demand e ne sono state utilizzate altre che già esistevano nel momento in cui c’è stato il blocco delle sale e molti film già pronti sarebbero rimasti fermi. Penso che da oggi in poi, pur essendo totalmente consapevoli che la parte più importante dello sfruttamento di un film sia la sala, le piattaforme saranno importanti per un certo tipo di prodotto indipendente di qualità, italiano ma anche internazionale».
Il blocco delle sale riporta quindi l’attenzione sulla questione delle finestre, sebbene per casi specifici. I film distribuiti al cinema devono infatti attendere 105 giorni prima di arrivare alla prima finestra in tv, quella sulla pay per view, per poter accedere alle agevolazioni, tax credit in primis. Se però sono programmati nelle sale solo per tre giorni esclusi venerdì, sabato e domenica, la finestra si accorcia a 10 giorni. Nel mezzo altre riduzioni rispetto ai 105 giorni, a seconda del numero di sale e di spettatori che il film ha raggiunto. La proposta di Curti è di eliminare anche quei 10 giorni e di permettere a titoli in genere di nicchia di raggiungere tutto il possibile pubblico interessato che non troverebbe una sala vicina.
Curti con Minerva Pictures aveva creato una sua piattaforma di transactional video on demand (noleggio o acquisto, non su abbonamento) prima che il Covid-19 si conoscesse, The Film Club (thefilmclub.it). «Prima del lockdown avevamo poche migliaia di iscritti, in poche settimane abbiamo raggiunto i 100 mila utenti. Non un dato enorme, ma interessante. Accanto a film in prima visione che fanno numeri, la paittaforma permette di rivitalizzare archivi di film di qualità che con il crollo dell’home video fisico si è un po’ perso. Pensiamo a tutto quel mondo dei cinema d’essai che ormai sono pochissimi, dei dvd in cofanetto, oggetti meravigliosi. Un mercato quasi sparito che si può recuperare». Titoli che non trovano spazio sulle grandi piattaforme con prezzi che, secondo Curti, devono essere popolari «da 1,99 euro a un massimo di 7,99 per alcune prime visioni, ma con una media di 3,99 euro».
The Film Club non è l’unica iniziativa del genere di un produttore/distributore indipendente. La Lucky Red e Circuito Cinema di Andrea Occhipinti hanno realizzato MioCinema.it con partner MyMovies e con una formula particolare che coinvolge le sale, poi c’è la CG Entertainment (cgentertainment.it), per esempio. Una moltiplicazione che in realtà potrebbe giocare a sfavore dei singoli player perché significa frammentazione dell’offerta. Senza contare che le grandi piattaforme, dalla stessa Sky a Chili o Rakuten si sono attivate proprio per le prime visioni in questo periodo con il premium video on demand. «I grandi marchi giocano una partita diversa», commenta Curti, «è vero però che noi piccoli potremmo fare una riflessione sulla necessità di fare sistema». E la possibile opposizione degli esercenti che nel mantenimento delle finestre vedono la tutela della propria attività e degli investimenti? «Con le sale dedicate al cinema d’autore si può ragionare, trovare un accordo anche a seconda dei titoli, la distribuzione mista ci permetterebbe semplicemente di raggiungere tutti».
Andrea Secchi, ItaliaOggi