L’ultimo Rambo. Stallone non molla: “È la parte oscura di tutti noi”

L’ultimo Rambo. Stallone non molla: “È la parte oscura di tutti noi”

Nelle sale americane a settembre e in quelle italiane in autunno il quinto capitolo della saga del veterano di Vietnam, Afghanistan e Thailandia. Ecco il trailer in anteprima

“Ho vissuto in un mondo di morte. Ho visto le persone che amavo morire, alcune all’improvviso con un colpo solo, di altre non è rimasto niente da seppellire. In tutti questi anni ho protetto i miei segreti ma ora è venuto il momento di fare i conti con il passato e se dovessero venire a cercarmi sarà la morte ad accoglierli”. Rambo è tornato. Trentasette anni dopo il primo film e a undici anni da John Rambo, Sylvester Stallone torna nei panni di uno dei due personaggi iconici che lo hanno reso star planetaria, amato ovunque e celebrato, ultimo in ordine di tempo, al festival di Cannes. Perché se Rocky “è la faccia ottimista, Rambo invece dà forma alla parte oscura di ciascuno di noi” ha detto Stallone sulla Croisette presentando le prime immagini di Rambo: Last Blood che sarà nelle sale americane a settembre, in autunno in quelle italiane. Di cui Repubblica vi offre in esclusiva il primo trailer.Il film ritrova il veterano di Vietnam, Afghanistan e Thailandia, in un ranch dell’Arizona ormai convertito in cowboy. Scritto dallo stesso Stallone con Matthew Cirulnick e diretto da Adrian Grunberg (regista di seconda unità di Narcos), Rambo: Last Blood si svolge a Bowie, in Arizona, dove John Rambo si è ritirato e dove ha scelto di vivere nella sua fattoria. Sarà costretto a tornare in azione per salvare la figlia della donna che si occupa di lui, rapita da uno dei più violenti cartelli della droga messicani. Nel film c’è Paz Vega nel ruolo della reporter Carmen Delgado. “In tutti i film, Rambo non torna mai a casa – ha spiegato Stallone a Cannes – Va nella giungla o in Afghanistan. In questo film torna a casa, ma per certi versi è come se non ci arrivasse mai. C’è e non c’è. La storia ruota intorno a quello. Appena esce di casa, non ha più il controllo. È il mondo a controllare lui”.Se Rocky è frutto della pura fantasia di Stallone (scritto in tre giorni con una penna bic), Rambo invece venne tratto dal romanzo Primo sangue di David Morrell, eppure anche per Rambo Stallone ci mise del suo. “Nel libro Rambo è un Frankenstein, un uomo che alla fine della storia si uccide per la macchina da violenza che è diventata. Io volevo qualcosa di diverso, quando sono arrivati a me per trovare il protagonista ero l’11esima scelta, nessuno lo voleva fare. Io ho accettato però ho proposto di non farne un mostro, di farne un figlio rigettato dalla sua stessa madre, l’America”. Cinque capitoli, una franchise che ha girato il mondo e che è stata anche sfruttata dalla politica suo malgrado. Sempre Stallone dal palco di Cannes: “io non l’ho mai concepito con un’anima politica, non la sento io e non la sente lui, semmai patriottica. Il personaggio ha una grande storia, è nato leggendo della solitudine e della rabbia dei veterani del Vietnam e dei tantissimi che tentavano di uccidersi. Una volta uscito il film nel 1983 mi chiamò il presidente Reagan e mi disse: ‘Rambo, ecco un vero repubblicano’ e così è cominciata questa leggenda”.

Chiara Ugolini, repubblica.it

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