Sei anni prima della sua morte, nel 1956, Marilyn Monroe sopravvisse a un’overdose. L’evento avvenne in un modesto motel, pochi dollari a notte, come rivela una nuova biografia dedicata a Fred Otash, un poliziotto di Los Angeles e investigatore privato noto per le sue frequentazioni nel mondo delle star del cinema. Tra gli anni ’50 e ’60, Otash era coinvolto nella gestione di scandali e segreti riguardanti molte di esse.
Il libro, intitolato “The Fixer” e scritto da Josh Young e Manfred Westphal, racconta che nella primavera del 1956 Otash venne informato dal produttore Maurice Adler dell’allarmante scomparsa di Marilyn. L’attrice non si era presentata sul set del film “Fermata d’autobus” e, secondo quanto rivelato dal marito Arthur Miller, non si avevano notizie da 24 ore. Ogni giorno di assenza rappresentava una perdita di 40.000 dollari per la produzione. Otash iniziò quindi a indagare sulla scomparsa di Marilyn.
Dopo varie ricerche, Otash risalì a una location precisa: un motel a Santa Barbara. Vestito da fattorino, bussò alla porta della camera dell’attrice. Fu accolto da un uomo in mutande, il pusher, dietro al quale si trovava Marilyn, priva di sensi e nuda sul letto, circondata da siringhe e aghi. Otash prelevò la star e la portò in una clinica di riabilitazione di lusso, ripulendo la stanza e allontanando lo spacciatore fino a San Francisco.
Poco tempo dopo, Marilyn fece ritorno sul set e quando venne interrogata sulla sua assenza, si disse che aveva avuto bisogno di un periodo di riposo a causa del lavoro eccessivo. Il film, infine, uscì nelle sale americane nell’agosto del 1956, ottenendo un grande successo sia di pubblico che di critica. Bosley Crowther del New York Times scrisse: “Marilyn Monroe ha finalmente dimostrato di essere un’attrice”.
Nel 1962, Marilyn fu trovata morta nel suo letto con una cornetta in mano. La sua morte fu catalogata come suicidio, causato dall’assunzione di barbiturici, se volontaria o accidentale rimarrà per sempre un mistero.