Antonio Filippelli, direttore musicale di X Factor, ci porta dietro la musica

Antonio Filippelli, direttore musicale di X Factor, ci porta dietro la musica

Prima di ascoltare la musica c’è un lungo lavoro oscuro. Tra i produttori più on time c’è il direttore musicale dell’ultima edizione del talent musicale di Sky Uno. In questa intervista racconta il suo lavoro e anticipa che presto pubblicherà un qualcosa di suo

Antonio come il Covid ha cambiato il tuo lavoro di produttore?
In primis sul fatto che ti vedevi in studio con l’artista, gli autori e gli altri produttori. In questi mesi ci hanno aiutato la tecnologia e i sistemi, ho fatto produzioni con i musicisti a distanza. Il covid ha portato quasi a un annullamento della parte live, ma alla filiera discografica, anche per compensarne la mancanza, è aumentato il numero delle produzioni.

Su cosa ti sei concentrato?
Ho lavorato molto sui singoli, a volte ne escono oltre 80 a settimana solo in Italia. Prima c’erano una selezione e più passaggi ora si dà sempre più legna a questi agglomerati. È bello che c’è più spazio ma si ammazza anche il mercato. Anche il pubblico sta perdendo l’affezione a un artista e infatti dopo 6, 7 mesi spariscono e calano i numeri. Sto analizzando questa realtà molto più fluida. Guardando al Festival di Sanremo mi sono chiesto se tra vent’anni ci sarà una nuova Elisa per come è cambiata l’affezione del pubblico. Guardiamo a fenomeni tipo Blanco: sono affascinanti ma bisogna anche riflettere su cosa accadrà in futuro.

A che progetti stai lavorando?
Con Levante stiamo chiudendo una colonna sonora e siamo sempre operativi anche se ora è in pausa maternità. Poi lavoro con gIANMARIA di X Factor, progettiamo il suo futuro: è stato accolto bene e stiamo costruendo qualcosa intorno a lui. Con Gorilla sto creando un team di giovani produttori, che seguo come management e come mentore e mi prende molto bene questa attività. È un bel team con i quali lavorare e sui quali lavorare. Lavoro con la scuderia di Sugar, un po’ di artisti dunque orbitano intorno al mio studio. Poi a breve uscirà un mio progetto con Rancore. C’è Daniel Bestonzo all’opera sul nuovo disco di Willie Peyote. E poi ci sarà il nuovo album di Maria Antonietta.

Cosa ti porta a investire su un giovane?
Il primo acchito è di pancia, vedo cosa esprime, la timbrica di voce, la mimica facciale. Poi la messa a punto arriva in un secondo tempo, però la scintilla deve esserci. Una questione quasi chimica, basta che parta una vibra giusta. Non siamo santoni, a volte ci credi e poi non va oppure hai avuto una visione più di nicchia che sulle grandi platee.

Come hai vissuto X Factor da direttore musicale?
Bene! La proposta mi è capitata in un periodo in cui volevo allargare gli orizzonti. Lavorare con tanti giovani mi ha fatto capire come le giovani generazioni si approcciano all’arte. Professionalmente entrare nella maglia organizzativa di un programma dove sei a capo di un reparto, considera che ci avevo già lavorato ma come producer, significa scoprire gli angoli remoti della tivù. È stato affascinante e sono ancora in contatto con i ragazzi che vi hanno partecipato.

Un problema del Covid è che si sono perse molte figure professionali.
Purtroppo è verissimo. Mi è capitato di cercare persone con le quali avevo lavorato che nel frattempo hanno cambiato lavoro. Ora c’è spazio per i nuovi ma può anche essere un rischio la non esperienza: prima conoscendoci sapevamo dall’inizio cosa servisse e cosa no. Tanti hanno dovuto cambiare e i pochi rimasti sono super ricercati e non riescono a dividersi.

Ripartiranno i concerti?
Ci saranno e si salterà e si ballerà. Ci ritroveremo sudati sotto il palco.

Quindi ora aspetto un tuo progetto?
Come sia nasco come musicista. La pandemia mi ha portato a scrivere, ritagliarmi angoli puramente miei. Ho in mente un progetto

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