Dopo il discorso di Mattarella è arrivata lei a scandire il momento più istituzionale della serata: il countdown di fine anno su Rai1. Orietta Berti ha festeggiato davanti a 10 milioni di spettatori un anno che per lei è stato strepitoso e fucsia come il suo vestito. «Amadeus lo sa, mi ha invitato al Festival di Sanremo e da lì è cominciato tutto. Lì ho conosciuto Fedez che mi ha proposto Mille . Lì ho avuto l’incontro virtuale su Twitch con Manuelito (Hell Raton) ed è nata l’idea di una telenovela per i social, e poi ha voluto produrre la mia nuova canzone, Luna piena che nelle radio sta già andando forte».
Come si vive un successo così popolare in età matura?
«È il successo che arriva a un’età certa… ma non ho il tempo di godermelo fino in fondo, lavoro tutti i giorni, ho registrato spot pubblicitari, faccio tante trasmissioni tv: vado tutte le domeniche da Fazio, per Antonella Clerici sono la coach a The Voice Senior, e poi sono stata all’estero, dove ho girato delle puntate fantastiche con Sandra Milo e Mara Maionchi, il programma si intitola Quelle brave ragazze e sarà su Sky a primavera».
Lavora di più oggi che quando era giovane…
«Come contratti televisivi sì, perché un tempo c’erano meno canali e reti dove poter andare; come concerti ovviamente no, questi due anni di pandemia hanno fermato tutto».
Orietta (Galim)Berti, emiliana da Cavriago, 78 anni e non sentirli, 16 milioni di copie vendute, amata del pubblico, snobbata dalla critica. La prof di solfeggio disse che era stonata («ero come mio papà, talmente timida che non mi usciva la voce»), debuttò cantando le canzoni tradotte della cantautrice belga Suor Sorriso («avevo paura mi etichettassero come una suora»), il suicidio di Tenco ne segnò la carriera («c’è stato un periodo in cui nell’ambiente mi schivavano tutti»).
«Fin che la barca va» è la canzone che la identifica, eppure non le piaceva…
«Non diciamo quante copie ha venduto che poi sono sempre sottoposta a tasse in più… Io volevo una canzone d’amore e a me quel testo non piaceva. L’ho fatta a malincuore, meno male che mi ha convinto mia mamma».
Il testo — direbbe Franca Leosini — era birichino: «Vorrei aprire in fretta il mio cancello / Ma quel cancello io non l’apro mai…».
«Si parlava di tradimenti, quante occasioni si hanno da giovani… però bisogna avere l’intelligenza di scegliere: o il marito o l’amante. Io ho sempre scelto il marito».
Adesso son tempi diversi…
«Adesso la gente si annoia e vuole sempre cambiare. Ma a furia di cambiare non si finisce più».
Caterina Caselli l’ha definita «glaciale». Si riconosce in questo tratto?
«Sono una brava attrice… In realtà chi non si emoziona al Festival di Sanremo? In passato era la manifestazione più importante, la gara era serrata, mentre oggi puoi avere successo anche se non vinci, ci sono le radio per promuovere i brani, la pressione è minore. Io all’epoca mascheravo, ostentavo serenità, però dentro di me c’era un uragano, una tempesta, ma non lo facevo vedere… ma se una persona dentro di sé non si emoziona davvero come fa a emozionare il pubblico?».
C’è stato un periodo in cui la sua popolarità musicale è stata appannata. Ma la tv l’ha sempre cercata. Prima Fazio, poi Costanzo, poi ancora Fazio.
«Ho fatto tre volte Quelli che il calcio, cinque volte Buona Domenica, ora ancora Il tavolo con Fazio. Quando abbiamo finito il primo anno di Buona Domenica sono andato da Costanzo a ringraziarlo e lui mi ha detto: Orietta, in questo ambiente non devi ringraziare nessuno, perché se tu non mi facevi audience, se tu non mi facevi comodo, io ti avrei lasciata a casa e invece ti ho confermato anche per l’anno prossimo».
Con Fazio che rapporto ha?
«Ormai ci conosciamo da tanti anni, è come un terzo figlio. Ricordo la sua prima telefonata: ti piacerebbe venire a fare l’opinionista qui da me a Quelli che il calcio? Ma io non ho mai guardato per intero una partita di pallone, gli ho detto. È proprio quello che cerco io, mi ha risposto. La vita regala spesso grandi occasioni: vai a lavorare con una persona che non è tua coetanea, pensi di avere poche cose in comune, eppure scopri che ci vai d’accordo e la pensi allo stesso modo».
Si sente più spesso con Fedez o con Achille Lauro?
«Quest’estate mi vedevo più spesso con Fedez perché lui veniva alle promozioni di Mille, mentre Achille dava sempre buca. Invece adesso vedo più spesso Lauro, perché lo trovo sempre in ogni trasmissione tv in cui vado».
Cosa la colpisce di Fedez?
«È sempre sul pezzo, per lui il lavoro è molto importante, è sempre molto serio, in questo senso è proprio un vero milanese».
Achille è più romano?
«Ad alcuni può sembrare altezzoso per un suo certo distacco, invece è gentile e ben educato. Sembra sempre svampito, ma è artista, e soprattutto è molto intelligente. Mi trovo benissimo con lui, mi sembra di conoscerlo fin da quando era piccolo. Quando parliamo ho l’impressione di far parte della sua famiglia da sempre, di essere una sua zia alla lontana».
Dopo Fedez e Lauro è arrivato il brano prodotto da Hell Raton…
«Manuelito mi ha detto che voleva farmi cantare sotto cassa, ma io ho capito sotto casa… È il loro gergo, adesso sto imparando dei nuovi termini, moderni. Pensi che un giorno mi ha chiamato e mi ha detto: Orietta sei proprio stata “gigi”. Ma guarda che Gigi è il mio gatto, che l’ho chiamato così in onore di Marzullo. E lui: ma no, “gg” vuol dire good game, una buona giocata, far qualcosa come si deve».
Lo farebbe un duetto con la sua celebre gaffe: i «Naziskin»…
«Con i Måneskin ho già cantato. Quando hanno fatto il tour europeo sono andata in un locale di Zurigo con loro — un locale dove ero stata anche io 20 anni prima, una festa di italo-svizzeri — e abbiamo cantato insieme. Certo che mi piacerebbe cantare con loro, chi non vorrebbe?».
Tra lei e i Måneskin è dura trovare un buco libero…
«Loro sono richiesti in tutto il mondo, se lo meritano; sono dei bei ragazzi, bravi, e fanno una buona musica».
Sfoggia sempre dei vestiti fenomenali, colorati.
«Mi veste da tanti anni Nicolò Cerioni, lo stesso stilista dei Måneskin, di Lauro, Nannini, Jovanotti… a ognuno dà il suo abito, immagina dei vestiti che rispecchiano il carattere e la personalità di chi li indossa. Così mi sento me stessa».
Iva Zanicchi ha proposto un trio: «Io, Berti e Vanoni, e andiamo con l’ossigeno».
«Beh Iva è sempre simpatica, ci sentiamo spesso. Il primo Sanremo invece l’ho fatto in coppia proprio con Ornella Vanoni, che non voleva farsi fotografare con me perché voleva un collega maschio. Adesso siamo amiche, ci sentiamo tutte le settimane… Io sono disposta a duettare con tutti; però quando i giovani ti propongono una canzone ti trasmettono la loro energia, ti viene voglia di cantare in maniera diversa anche perché devi adattarti alla loro ritmica, devi dire tante parole insieme. Quando poi assimili bene il testo è facile. Io Mille la canto di continuo sotto la doccia».
Renato Franco, corriere.it