Un singolo ogni 5 mesi. Per 30 anni. «Sono sempre andato di corsa, a testa bassa come un ariete. Nella sua drammaticità il Covid mi ha costretto a fermarmi per la prima volta. Mi sono guardato indietro, ho frugato nei cassetti», dice Luciano Ligabue. E così, invece del megaraduno di Campovolo per i 30 anni di carriera previsto per settembre e spostato (dita incrociate) a giugno, ecco una raccolta di tutti i 77 singoli della sua carriera rimasterizzati e un album di 7 inediti nati da idee e spunti del passato: «77 +7» è il titolo del cofanetto , «7» quello del disco per tenere fede alla scaramanzia del numero preferito. «Me lo dissero due numerologhe: sei un 7 che cammina. E iniziai a notare che nome e cognome hanno sette lettere, che la mia canzone di maggior successo, “Certe notti”, è la settima sul disco, san Luciano è il 7 gennaio, nell’87 feci il primo concerto, nel ‘97 il primo stadio…». I nuovi brani riportano indietro nel tempo, agli anni della promozione nella serie A della musica, «un suono che non fa i conti con l’attualità» lo definisce il Liga. Non a caso a produrre c’è Fabrizio Barbacci, che mise le mani, tra l’altro, sul successo milionario di «Buon Compleanno Elvis». «Si dice che» è un rock ruvido che ironizza sui tuttologi da tastiera: «I social invitano chiunque a commentare qualsiasi cosa, a pronunciarsi su tutto e il suo contrario». In radio adesso gira «Volente o nolente», ballad con il feat di Elisa. «Quando 15 anni fa scrissi “Gli ostacoli del cuore” sentii subito che era per la sua voce. Per evitare imbarazzi, in caso non le fosse piaciuta, portai in studio anche quest’altra canzone. La sua voce è quella di quella registrazione, pura, io l’ho ricantata per aggiustare il testo».
Non è uno da duetti. «È il primo inserito nella mia discografia. Sono felice di aver cantato con De Gregori, Jova e Pelù, Locasciulli, Grignani, di aver scritto con Guccini, ma non mi viene istintivo. Sono un po’ orso». Animale che dovrebbe trovarsi bene bloccato a casa… «Il lockdown è stato pesante. Sono un orso, ma sociale. Mi mancano quei famosi venerdì con il gruppo di amici nel nostro ritrovo. Lo abbiamo fatto solo qualche volta quest’estate, ma mai al completo. Non vedo nessuno per poter andare a trovare mia madre, in fascia d’età a rischio, a pranzo». Nei mesi di isolamento Luciano ha scritto (con Massimo Cotto) anche un’autobiografia. «È andata così è stata un salvagente emotivo: ho rivissuto emozioni su cui non mi ero mai soffermato».
Il concerto di Campovolo è tutto esaurito, quota 100 mila biglietti. Una risposta che ha scacciato i fantasmi dello «Start tour» dell’estate 2019. Al debutto Luciano fece un post sconsolato che mostrava lo stadio di Bari mezzo vuoto. «Cerco di non dare mai nulla per scontato, ma non è facile quando sei abituato agli stadi pieni. Mi colpì e un po’ mi spaventò anche. Mi feci mille domande». Le risposte? «Forse alcune cose delle ultime produzioni non erano arrivate, forse ha pesato essere stato un martello costante che ha chiesto tanto al pubblico. La risposta su Campovolo mi ha rinfrancato».
Andrea Laffranchi, Corriere.it