Radio Freccia nata da un ostacolo, ma ora ne sfrutto i pro
Completati i dettagli del lancio, Lorenzo Suraci sta facendo debuttare la sua famiglia radiofonica in società: Radio Freccia, l’ultima arrivata dedicata al rock, Radio Zeta l’italiana che ormai ha più di un anno, accanto all’ammiraglia Rtl 102.5. Oggi parte uno spot che le raggruppa tutt’e tre e che non a caso inizia proprio con questa frase: «In famiglia è così, sei unico e sei sempre parte di qualcosa di più grande», una campagna che per cominciare andrà in onda sulle stesse emittenti del gruppo e successivamente avrà declinazioni in tv e stampa.
Un chiaro messaggio al mercato sulla presenza non più di una sola radio ma di un polo.
«Ci piace percorrere strade nuove per questo abbiamo fatto una campagna comune alle tre radio», racconta Suraci. «Non insegniamo nulla, già le reti Mediaset o la Rai l’hanno fatto. Al di là di questo però mi interessa sottolineare una cosa: queste nuove radio non saranno cloni di quelle già esistenti. È stato scritto che attacco Radio Italia, Virgin Radio, in realtà voglio fare cose diverse, nuove».
Soprattutto con Radio Freccia Suraci si è sbizarrito. In realtà recuperando il concetto di vecchia radio libera e chiamando alla conduzione nelle 24 ore di diretta, giovanissimi («c’è una ragazza di 22 anni da mezzanotte alle 3, ma è fantastico!») così come nomi noti del mondo della radio e della musica: Enrico Ruggeri, Federico Zampaglione, Zap Mangusta, Paola Turci, la maggior parte dei quali usa uno pseudonimo (la Turci è la Magnani, Zampaglione Hitman) alla stregua dei dj degli anni 70. Ora il patron di Rtl sta corteggiando Morgan: «E anche questo mostra quanto è differente la radio che voglio fare».
E dire che l’idea di Radio Freccia è nata per ovviare a un ostacolo che si era posto davanti al progetto di ampliare la copertura di Radio Zeta, emittente che ha una concessione locale e che quindi non può superare i 15 milioni di abitanti. Per rafforzare la radio di musica italiana Suraci aveva acquistato a giugno la concessione di Radio Padania e le sue frequenze, peccato che il ministero si sia opposto. La concessione dell’emittente della Lega infatti era comunitaria e non poteva andare a Radio Zeta. Così Suraci ha creato un’associazione, ha avuto la pensata di una radio rock e ha riformulato il contratto di acquisto.
«Ci hanno fermato le leggi e i regolamenti analogici, quando tutto ormai è digitale», sottolinea l’editore. «Che senso ha mantenere i limiti delle concessioni analogiche? Guardi quanti canali in tv. La radio resta ferma in mancanza di uno switch off al digitale. Io con Radio Zeta non posso fare nessun tipo di sviluppo, visto che è regionale, non posso creare nuovi posti di lavoro. Però devo dire che quando ho capito che quella strada si era chiusa mi sono detto: ora mi faccio veramente e seriamente una radio comunitaria. Ci saranno pro e contro, ma per adesso sfrutto i pro. Faccio una radio che recuperi una conduzione, un modo di coinvolgere gli ascoltatori differente, che non si sente altrove».
I contro potranno arrivare dai limiti alla raccolta pubblicitaria, che sulle radio comunitarie sono dimezzati al 10% rispetto a quelle commerciali. «È chiaro che il 10% è una quota più piccola rispetto a quella delle altre radio. Ma magari domani mattina riuscissimo a riempire tutti gli spazi. Comunque sarà una pubblicità speciale, poca ma che si distingue. Non venderemo pacchetti comuni, ogni radio avrà la sua strategia di vendita». Peraltro la concessionaria di gruppo Open Space chiuderà l’anno con un fatturato intorno ai 55/56 milioni, in linea con l’anno scorso.
In tv Radio Freccia e Zeta non avranno la formula radiovisione: «Quella è tipica di Rtl. Un’indagine Doxa che mi è stata consegnata giorni fa ci dà 1,5 milioni di ascolto solo nei locali pubblici grazie alla tv, non compresi nei 7 milioni della rilevazione radio».
di Andrea Secchi, Italia Oggi