Lo switch off alla nuova banda 5G avverra’ in Italia nel 2022. Entro quella data tutti dovranno possedere solo apparecchi con tecnologia T2-HEVC se vorranno vedere quello che oggi si vede col digitale terrestre. Una precisazione fatta oggi dal ministero dello Sviluppo Economico, che ricorda anche che, per quattro anni dal 2019 a 2022, sono stati previsti incentivi di 25 milioni di euro all’anno per accelerare e agevolare il processo di ricambio, si che’ tutti gli apparecchi tv abbiano la nuova tecnologia (gia’ gli apparecchi in vendita ora ce l’hanno).
Dopo l’imposizione di cambio di apparecchi di alcuni fa dovuta all’introduzione del digitale terrestre, che costo’ non pochi soldi agli utenti, altrettanto si prefigura per questa nuova disposizione, nonostante i contributi. Gia’ diverse voci si sono levate per contestare questo passaggio e chiedere di andare oltre la scadenza. Voci che o non sanno o fanno finta di non sapere che, proprio per la data, il nostro Paese ci e’ gia avvalso della proroga al 2022, perche’ la data fissata dalla Commissione Europea e’ quella del 2020. Certo, tutto e’ possibile. Ma teniamo i piedi per terra e, visto che i tempi e i metodi per capire come e quando, ci sono, e anche ampi, non pretendiamo di fare ostruzionismo anti-tecnologico e a-logico (ché si sà che è perso in partenza). La tecnologia e la scienza non sono solo momenti in cui – come abbiamo letto da piu’ parti – “si vuole fare innovazione sulle tasche dei consumatori” (e, in economia, sarebbe strano il contrario…), ma strumenti che possono servire ai consumatori proprio per essere migliori in economia e qualita’.
Economia. Gia’ oggi si puo’ benissimo non possedere apparecchi tv col digitale terrestre e vedere molti dei programmi che si trovano sul digitale terrestre, anche in tempo reale. E’ Internet. Attraverso cui, anche la Rai, consente di vedere i suoi programmi in diretta senza che scatti l’obbligo di pagare l’imposta/canone. E non ci si dica che le offerte in Internet sono piu’ limitate del digitale terrestre e che questo collegamento rappresenterebbe un costo in piu’, visto che oggi, comunque, piu’ della meta’ degli italiani e’ gia’ in Rete… e prevedere che nel 2022 lo saranno molti di piu’, non ci sembra astruso.
Qualita’. Sfondiamo delle porte aperte nel ricordare che la scelta che si puo’ fare in Rete e’ decisamente un invito a maggiore qualita’. La scelta e’ di per se’ qualita’, figuriamoci se la si accompagna anche al dato di economicita’ (anche solo il risparmio dell’imposta/canone…).
Sta a tutti gli attori delle comunicazioni – e noi del no-profit tra questi – far si’ che i nostri servizi siano sempre di piu’ in Rete che non solo nella tradizionale scatola soprammobile delle famiglie. E se ipotizziamo che nel 2022 ci potrebbero essere percentuali molto diverse da quelle attuali per gli utenti dei servizi Internet, non crediamo di essere visionari e di sollecitare cose costose ed impossibili.
Vincenzo Donvito, presidente Aduc