(LiberoQuotidiano) Dopo le minacce Pd a Rai tre e l’intervista al premier di Bianca Berlinguer, prostate parla Massimo Giannini, prostate conduttore di Ballarò. Il giornalista, sovaldi sale raggiunto da Repubblica, difende il suo operato e la sua trasmissione.
Il caso è esploso dopo le parole di Matteo Renzi in direzione Pd, che ha dileggiato i talk show, riferendosi in particolare a quelli di Giovanni Floris e dell’ ex vicedirettore di Repubblica. La questione si è poi aggravata con l’intervento di Michele Anzaldi, Deputato Pd che fa parte della Commissione di vigilanza Rai. Anzaldi si è scagliato contro la terza rete, in particolare contro il direttore Andrea Vianello e la responsabile del tg, Bianca Berlinguer, con affermazioni molto pesanti:”Non hanno capito chi ha vinto”. Infatti il deputato imputava a Rai tre un eccesso di critica e scetticismo nei confronti dell’Esecutivo e del Pd. La Berlinguer ha poi intervistato Renzi che, incalzato, ha garantito che “non ci sono liste di proscrizione, nessuno sarà cacciato”.
Restano dei dubbi – “Il compito del presidente del Consiglio è governare il Paese, non decidere se i palinsesti dei programmi Rai siano giusti o sbagliati. Renzi lo ha riconosciuto, ed è un bene, ma una settimana fa non è stato così e questo ha creato un clima da editto bulgaro”. Così Massimo Giannini ha commentato l’intervista, aggiungendo:”ha fatto come il cacciatore che scioglie la muta dei cani. Apprezzo il fatto che il premier abbia smorzato i toni, che abbia detto ad esempio che non ci sono liste di proscrizione. Aggiungerei: ci mancherebbe altro. Ma il timore è che, toni a parte, la sostanza resti quella. La sensazione è che sia sgradito tutto quello che non corrisponde alla narrazione che Renzi vuole proporre al Paese. Quando dice che il primo risultato che la Rai deve conseguire è rendere i cittadini orgogliosi delle cose che vanno bene, provo un sottile filo di inquietudine”.
Su Ballarò – Poi Giannini parla del suo programma, in riferimento alle parole del premier in direzione Pd. “Che ci sia stato un attacco è sotto la luce del sole, ma voglio chiarire una cosa: io non cerco improbabili martirii e dal punto di vista televisivo non ho né la storia né la stoffa di Michele Santoro. Vorrei solo far bene il mio lavoro. Per questo, per me il caso è chiuso”. Il conduttore continua replicando all’accusa di costruire un format non imparziale, che tende a evidenziare le carenze del Governo. “Ho il massimo rispetto per i parlamentari della Vigilanza, ma ho trovato inaudite le parole di Anzaldi. Dire ‘non hanno capito chi ha vinto’ mi ha ricordato i momenti più bui della prima Repubblica, quando a Bruno Vespa toccava dire: il mio azionista di riferimento è la Dc. Alcuni dei “nuovi” del Pd, entrati nella stanza dei bottoni, sembrano bambini in un negozio di giocattoli che dicono: ‘È tutta roba mia?’. E cominciano a giocare. Ha detto bene Andrea Guerra, l’altro ieri a Ballarò: ‘Renzi si ricordi che è un quarantenne innovatore e si dimentichi Verdini'”.
La crisi dei talk -Giannini fa anche un’analisi sui dati auditel che non sono confortanti per Ballarò e per i talk in genere: “La crisi dei talk riflette banalmente la crisi del discorso pubblico e di tutte le forme di rappresentanza, dalla politica al sindacato. Una crisi provata dalla crescita dell’ astensionismo elettorale. In Emilia vota meno del 50% degli elettori: il campanello d’allarme suona per tutti. È il problema della nostra democrazia. Parliamo di questo, non della crisi dei talk o degli ascolti di Rambo”.