(LiberoQuotidiano) L’attrice Francesca Neri si è raccontata in un’intervista apparsa sul quotidiano il Fatto quotidiano, store ripercorrendo le tappe più significative della sua carriera e della sua vita privata, ailment fra difficoltà e soddisfazioni. Ha cinquantuno anni Francesca Neri, cure portati in maniera invidiabile, e di questi ben 30 li ha trascorsi a Roma. “So’ arrivata qui che ero Heidi” afferma ricordando le sue origini trentine. E dopo una breve defaillance fra giurisprudenza prima e lettere poi, la Neri lascia definitivamente l’università per dedicarsi alla recitazione, frequentando un istituto adatto con tanto di borsa di studio.
Futuro – Parla della commedia italiana, Francesca Neri, e in generale della produzione cinematografica di casa nostra. “La commedia più che una soluzione per il futuro mi sembra un contentino. Non è una strada, è un sentiero. Non mi interessa. Io il futuro del cinema italiano non lo vedo. Men che mai nelle commedie contemporanee” afferma l’attrice, che dunque non ripone fiducia nel destino del cinema italiano.
Registi – Francesca Neri non lesina commenti sui registi con cui ha lavorato. “Mentre Monicelli era soprattutto cattivo, Comencini conosceva la sottigliezza: prima ti faceva aprire il cuore alla speranza, poi ti dava la mazzata” afferma l’attrice, che per il secondo regista nominato, ha recitato una piccola parte, ma molto importante nel film Buon natale… buon anno a fianco di Virna Lisi. Francesca Neri afferma poi di essere stata molto grata a Domenico Procacci, il produttore cinematografico fondatore della Fandango che la volle per Le età di Lulù: “Gli sono grata. A Le età di Lulù devo tutto e con Bigas Luna, uno che ci sapeva fare, uno che aveva lanciato Javier Bardem, un simpatico nato, avrei lavorato ancora volentieri” afferma la Neri, che poi spiega così il motivo del suo debito nei confronti del film: “Massimo Troisi mi scelse per Pensavo fosse amore e invece era un calesse dopo aver visto Le età di Lulù. Rischiavo di scivolare nel cliché e ne uscii in un amen”.
Verdone – Anche l’attore italiano Carlo Verdone ha attraversato l’orizzonte professionale di Francesca Neri. E lei ne ricorda il carattere dimostrato nel film Al lupo al lupo, e un aneddoto divertente legato ai momenti in cui si registravano le scene: “Giravamo al mare, dentro l’acqua, alla tenuta dell’Uccellina. Carlo, uomo fantastico per dividere una cena, ma apprensivo quando non paranoico di fronte alle responsabilità del set, ci aveva tormentato per settimane: Attenti alle tracine sotto la sabbia. Una rottura di coglioni che non so dirle, fitta di presagi: È pieno, è pieno e di raccomandazioni: Se vi pungono fateci subito la pipì sopra. Finalmente giriamo. Ciack, azione e si sente un urlo sordo. Era Carlo. Urlava, Era stato punto lui, La tracina fa un male cane. Parte della troupe, piegata, provava ad aiutarlo senza smettere di ridere”.
Troisi e Nuti – Francesca Neri ha conosciuto bene Massimo Troisi e Francesco Nuti. E racconta il primo come un uomo sensibile, fragile, schivo nei confronti della fama e del successo. Conseguenze del lavoro che invece Francesco Nuti non era in grado di sopportare: “Nuti era sensibile e non lo reggeva, Ho visto tanta gente perdersi. Chi ha scelto di buttarsi su alcol, chi su coca e notti in bianco, ma alla fine, se per sostenere il successo non hai preparazione o struttura mentale, soccombi” afferma la Neri.
Crescita – L’attrice italiana confessa poi il fatto di essere molto maturata nel corso del tempo, fra alti e bassi, difficoltà e storie d’amore. Incapace di godersi il successo durante le battute iniziali della sua carriera, Francesca Neri spiega così il suo processo di crescita interiore: “Avevo troppi cazzi miei da risolvere (a inizio carriera, ndr). Oggi sono matura, mi sento giovane, dico quello che mi pare e capisco tante cose che ieri mi sfuggivano”. Una crescita e una lotta contro la paura dell’abbandono, che l’ha costretta per dieci anni al lettino di uno psicoterapeuta.
Almodóvar – E infine Francesca Neri affronta il capitolo più spinoso della sua vita professionale, quello che racconta del regista Pedro Almodóvar. Per lui la Neri ha recitato nel lungometraggio Carne tremula, e descrive così l’esperienza: “Pedro è un genio intelligente e sensibile. Conosce il meccanismo della manipolazione, sa essere duro, può farti molto male. Lui pretende che gli attori si diano completamente e conoscerli a fondo per usarne le fragilità al momento adatto fa parte di un piano che Almodóvar considera necessario al film (…) Pedro era una belva. Era agguerrito, sostituì l’attore protagonista dopo due settimane di riprese. Con me Almodóvar cambiò atteggiamento all’improvviso, durante le riprese. Era stato il mio primo dolce confidente ed era diventato aggressivo. Non lo riconoscevo più. Ero in un momento personale delicato, finiva con un fidanzato, c’era già Claudio Amendola nella mia vita, ero confusa e vissi molto male il mutamento dei rapporti. Mi sentii abbandonata. Tradita. Da allora faccio fatica a fidarmi (…). A lui piace il dramma, Pedro senza dramma non sa stare”. Questo rapporto, la sua conclusione, afferma l’attrice italiana, è l’unico rimpianto della sua carriera.