Un film di vampiri ambientato in Iran: si potrebbe riassumere così «A Girl Walks Home Alone at Night», sorprendente opera prima di Ana Lily Amirpour e grande protagonista del weekend in sala.
Nella cittadina iraniana di Bad City si rifugiano prostitute, tossici e persone che hanno perso ogni speranza. Tra le buie vie di Bad City vive Arash, un giovane alla ricerca di un futuro migliore, che entra in contatto con una ragazza misteriosa e solitaria.
«A Girl Walks Home Alone at Night»
«Il primo spaghetti western vampiresco iraniano»: ha descritto così il suo esordio, Ana Lily Amirpour, regista statunitense di origini iraniane che ha firmato uno dei titoli più originali visti sul grande schermo negli ultimi tempi.
Fotografato in un elegante bianco nero, è un profondo horror-noir esistenzialista, che riflette metaforicamente sulla condizione della donna in Iran e tratta con una certa ironia una serie di tematiche sociali tutt’altro che semplici.
Possono venire in mente «The Addiction» di Abel Ferrara (visto che si parla anche della dipendenza da droghe) o «Solo gli amanti sopravvivono» di Jim Jarmusch (altro film vampiresco tra i più importanti degli ultimi anni), ma la neoregista ha uno stile personale che non scade mai nella maniera e semmai si limita soltanto a prendere ispirazione da questi (grandi) film per comporre una suggestiva sinfonia audiovisiva.
Imperdibile per chi è alla ricerca di un prodotto diverso da quelli che ci propone abitualmente la nostra distribuzione.
«Cattivi vicini 2»
Decisamente più convenzionale è «Cattivi vicini 2» di Nicholas Stoller.
Sequel della commedia del 2014, ha per protagonista una giovane coppia (ora in attesa di un secondo figlio) che ha non pochi problemi con i vicini di casa. Questa volta il “nemico da debellare” è la sorellanza, una scatenata confraternita di ragazze particolarmente disinibite.
Grossolano e banale come il precedente, «Cattivi vicini 2» si affida a un copione insufficiente, ricco di gag triviali e di battutacce volgari che non riescono mai a far sorridere.
Un film del tutto evitabile, svogliatamente interpretato da Seth Rogen, Rose Byrne, Zac Efron e Chloë Grace Moretz.
«Tokyo Love Hotel»
Infine, convince solo a metà il giapponese «Tokyo Love Hotel» di Ryuichi Hiroki.
Protagonista è Toru, un ragazzo che si ritrova a gestire un bizzarro albergo a ore dove si avvicendano una serie di storie e personaggi decisamente curiosi.
Si tratta di un film corale in cui si parla di erotismo, amore, tradimenti, relazioni clandestine e tanto altro ancora: davvero eccessiva la carne messa al fuoco per una pellicola che, nonostante qualche spunto interessante, avrebbe fatto meglio a focalizzare la sua attenzione su meno argomenti e personaggi.
L’inizio è più che discreto, ma a lungo andare la visione si fa ridondante e decisamente prolissa. Peccato.
Andrea Chimento, Il Sole 24 Ore