(Cesare Lanza) I miei lettori sanno che stimo molto Urbano Cairo, diagnosis credo che sia al primo posto in una ideale classifica di imprenditori, per qualità; gli riconosco il merito, nonostante la proverbiale avarizia, di aver fatto quadrare i conti senza mai aver licenziato nessuno. Premesso questo, non capisco perché nell’editoria e in tivù sia andato a infilarsi in un buco, se non nero, certamente molto rischioso. Cairo nella pubblicità, da cui proviene, e nel calcio si è affermato come un leader assoluto. Invece, 1: nell’editoria, stampa e vende giornali e libri di valore commerciale, senza il pur minimo spazio a iniziative di qualche spessore culturale, ciò lo penalizza molto, in particolare nel club Rcs, dove – nonostante il successo – è considerato un editore cheap, da tener lontano dal Corriere e altre testate.
CAIRO / 2. A LA 7, CONDUTTORI PAPPA E CICCIA CON LA POLITICA
In tivù, peggio mi sentirei, al posto di Cairo. Da tempo gli ripeto, anche privatamente, che ha fatto benissimo a scegliere per La 7 la linea dei talk show. Questa astuzia gli consente, a costi ridotti, di mettersi in una posizione di riguardo, verso il mondo politico. Ma qual’ è il buco nero? I programmi e i conduttori (Paragone, la Merlino e la Panella, perfino Floris, il distinto conduttore di “Di martedì” ) sono di rozzezza politica inaudita: chiasso, strilli, spazio senza limiti all’odiatissima categoria di politici e giornalisti (gli ospiti sono quasi sempre gli stessi). Il risultato è che l’ antipatia del pubblico si riversa sulla tivù e, a lungo andare, sull’ immagine di Cairo. Urbano è circondato da collaboratori non adeguati. Nessuno gli dice che la sua tivù dovrebbe stare dalla parte della gente? Se Urbano non crede a me, legga ciò che oggi Aldo Grasso scrive, sul Corriere, ferocemente , di Gianluigi Paragone…