24 dicembre 1979. L’Unione Sovietica invade l’Afghanistan. Ne parlano il professor Gastone Breccia e Paolo Mieli a “Passato e Presente”, il programma di Rai Cultura in onda alle 20.30 su Rai Storia (canale54). I russi sono convinti che la guerra sarà breve, ma si scontrano subito con la resistenza dei Mujaheddin, i soldati di Dio. Gruppi di guerriglieri divisi per appartenenza etnica, idee politiche o zone di provenienza, ma tutti uniti per raggiungere un unico obiettivo: cacciare l’invasore sovietico dal loro paese. Per gli 80mila uomini della 40esima armata sovietica si tratta di fronteggiare una vera e propria guerra di popolo, contro un nemico capace di affrontare condizioni estreme senza lasciarsi piegare, indifferente al tempo e alla sofferenza. Tra questi c’è il più abile e carismatico capo della resistenza afghana. Il suo nome è Ahmad Shah Massoud. Dopo nove anni di conflitto, le tattiche sovietiche si sono fatte più efficaci, gli uomini più esperti, ma i problemi restano sempre gli stessi: l’impossibilità di controllare il territorio, la vulnerabilità delle vie di comunicazione e l’ostilità della gente. La mattina del 15 febbraio 1989 l’ultima colonna della 40esima armata, comandata dal generale Boris Gromov si ritira dall’Afghanistan, lasciando alle sue spalle più di tredicimila morti.