Una è al suo esordio, l’altra torna in gara dopo 28 anni. Quella formata da Rettore e Ditonellapiaga è l’accoppiata più sorprendente di questa 72ma edizione del Festival di Sanremo. Ma anche la più spudorata. Tanto per cominciare «non ci fate la morale!»
Possiamo stare tranquilli (nella misura in cui lo si possa stare quando sul palco sale Rettore): il pericolo di un bis della memorabile performance di Morgan e Bugo all’Ariston è scongiurato. Perché c’è davvero Chimica, sincera e palpabile, tra l’esordiente Ditonellapiaga, al secolo Margherita Carducci, e la felicemente ritrovata Donatella, morbida, sorridente, persino docile, come non la ricordavamo. Solo una cosa non è cambiata. «Mi chiami Rettoreee! Se no mi tocca rifare un’altra canzone: “Non capisco perché tutti quanti continuino a chiamarmi Donatella, oh bella!”».
La formula: Ditonellapiaga e Rettore. Chi è ospite di chi?
R: «Ma no, è un amalgama, una fusione, un gemellaggio».
D: «Credo che Amadeus abbia scelto quest’ordine per una questione di sonorità. Voleva evitare battutacce: Ditonellapiaga, dopo un altro nome, si presta a facili ironie».
Rettore, ammetterà di non avere un carattere facilissimo.
R: «Ma sì, quello che ho nel cuore, lo devo dire. Poi, dopo, mi passa». Ecco, avete già discusso?
R: «Certo! Due donne devono confrontarsi, magari anche dissentire. Abbiamo asperità perché siamo artiste. Ma io non parlerò mai male alle sue spalle: è una ragazza intelligente, le dirò sempre quello che penso perché la stimo. Ci potrà rimanere male, ma la nostra amicizia si rafforzerà ancora di più. Sa che quel che dico, lo dico a fin di bene».
D: «Ma sì, la cosa importante è il sentimento che c’è alla base. Ci divertiamo, ci vogliamo bene».
R: «Questa è la creatività! Se uno dice sempre sì… due palle!».
C’è qualcosa che non vi va proprio a genio, l’una dell’altra?
R: «Quando lei si mette i tacchi e io ho le scarpe da tennis. Mi dice: “Me l’ha detto la mia stylist!”. E allora vai a cantare con la tua stylist!».
D: «Donatella è amorevole con me. Ma da persona veramente libera qual è, ogni tanto fa ciò che le pare. Lei è più punk, io più “precisetti”, più “righe e quadretti”».\
Lo è, Rettore, punk?
R: «Sì, ma non sovversiva, se ci sono delle regole, le seguo. Però devono essere giuste, non campate in aria».
Oggi si parla molto di regole.
R: «Sono un po’ squinternate, diciamocelo. Se c’è un vaccino, per
andare a lavorare, lo si fa. Perché intasare le farmacie per i tamponi, impedendo di farli ai fragili e a quelli che davvero non si possono vaccinare? Si tratta di rispetto».
La collaborazione tra donne è più complicata, o più facile?
D: «Non è questione di uomini o donne, come non lo è di età differenti. Dipende tutto dalla personalità, da come ti prendi».
R: «Io sono 40 anni che duetto con le colleghe, da Caterina Caselli a Giuni Russo, fino a Marcella Bella».
Proprio con Marcella, nel 1986, a Sanremo, fu protagonista di un battibecco cult. Allora disse:
«Non ho bisogno del Festival, io!». Oggi che cos’è: bisogno o piacere?
R: «Staccare dalla monotonia delle giornate che si vivono da due anni in qua, che anche se guardi i programmi sulla natura poi a un certo punto anche lì ti parlano di Covid… è liberatorio, è una
vacanza dello spirito».\
L’ultimo Sanremo di Rettore è del 1994. Margherita non era ancora nata. È cambiato molto il Festival?
R: «Allora c’era Baudo, oggi c’è Amadeus. Si assomigliano un po’. Pippo è buonissimo, ma pretende che tu faccia il tuo dovere dalla a alla z. “Ama” ti previene: non fare questo e quello, se no mi arrabbio».\
Che cosa vi ha detto di non fare?
R: «Eh, non glielo posso dire!». Rettore ride di gusto, mentre Ditonellapiaga finge bene di non
capire a cosa si riferisca la collega. Rettore, perché è stata lontana dal palco dell’Ariston per tanti anni?
R: «Perché i miei più grandi successi non sono mai nati a Sanremo».\
È vero che l’ha spinta Enrico Ruggeri a tornare?
R: «Sì. “In sette giorni fai tutto quello che faresti in due anni”, mi ha detto. “Vai, segui la tua strada, non ascoltare le chiacchiere, pensa al pezzo…”. Ci proverò, ma sa com’è».\
Ha molti amici tra i colleghi?
R: «Sì, la maggior parte lo sono».\
Chi è il suo più grande amico oggi?
R: «I miei cani, Collins e Lupo».
Gli amici bipedi si offenderanno.
R: «Un amico non ti darà mai quello che ti dà un cane. L’amico ha anche la sua vita, i suoi amori, le sue passioni… il cane ha solo te».\
Un suo bellissimo pezzo, Io ho te, però faceva: «Ma lo sai che, anche oggi, ho dimenticato di mangiare perché… ho te».
R: «Ma era dedicato al pubblico».\
Chimica invece parla di sesso.
R: «Però con una certa malizia, un certo spirito… goliardico. Siamo le più spudorate del Festival».\
Siete fluide, voi?
D: «A livello musicale, sicuramente. A livello personale…Viva la libertà».
R: «Sì, sì, lei è fluida! Io ancora di più. Sono spumosa».
Cito il vostro testo: «Se rimango, vengo ripetutamente». Hard.
D: «Prima dice: “Non c’è anticipo o ritardo”… È una questione temporale, no? Quindi se mi fermo, se sto rilassata, diciamo che…».
R: «Sgorgo!».
D: «Ma la malizia è nelle orecchie di chi ascolta».
E ancora: «Non mi fare la morale».
R: «Non sopporto quando la morale diventa bigotta. Quando dicono: “Copriti le gambe”… ma ti prego!».
Margherita, compirà 25 anni il giorno della finale.
R: «Comunque vada, tiriamo fuori una magnum di prosecco».
D: «E sciaboliamo!».
Lamette ne compie 40 invece. Che cosa c’è, di quella musica, nella musica che lei fa oggi?
D: «Di Donatella ho cercato di fare mie l’irriverenza e l’ironia ammiccante».
R: «E l’uso di una lingua che suoni. L’italiano è meraviglioso, è pieno di parole goduriose da usare. Dante mi darebbe ragione».\
Rettore, crede di essere riconosciuta, oggi, per la grande artista che è?
R: «No. Perché, come disse Umberto Eco di me a suo tempo: “La ragazza avrebbe avuto certamente più successo con un pubblico calvinista e luterano”. Che non è esattamente quello italiano».
Sarebbe stato diverso se fosse stata uomo?
R: «Eh sì. A un uomo si perdona di essere un po’ un bambinaccio maledetto. Le donne no, sono sempre “poco per bene”».
D: «Se questo pezzo è stato scritto così, nel 2022, un motivo c’è. L’eredità storico-culturale del nostro paese non si può cancellare. Certe cose è sempre bene ribadirle. Chimica è un inno gioioso e giocoso alla libertà».
R: «E la libertà non fa male a nessuno».
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