Lui gliele fa trovare sulla scrivania, lei sotto al cuscino. Il divo di Hollywood si confessa alla soglia dei 60 anni. Il tempo che passa, la scelta del nome dei figli, il lockdown in famiglia…
George Clooney si racconta senza veli alla soglia dei 60 anni (è nato il 6 maggio 1961). Dal lockdown, ai figli, all’incidente in scooter in Sardegna, l’attore e regista americano si mette a nudo. E svela il continuo scambio di lettere d’amore con la moglie Amal Alamuddin. Come due piccioncini, fidanzatini innamorati…
“PER I 60 NON MI PREOCCUPO, MA I 70…” – Clooney, in copertina su AARP The Magazine, racconta nell’intervista di non preoccuparsi troppo per i 60 anni perché in fondo si sente bene. “Ma i settanta saranno un colpo”, dice guardando avanti e immedesimandosi nel suo personaggio di The Midnight Sky, l’ultimo suo film uscito su Netflix. Il divo che ama l’Italia torna poi sull’incidente avvenuto in Sardegna nel 2018, a bordo del suo scooter, quando era in vacanza con la famiglia: “Nessuno mi aiutava o chiamava i soccorsi. Facevano foto. Il peggior momento della mia vita per loro era un’occasione di spettacolo”.
“NON VOLEVO NOMI STRANI PER I MIE FIGLI” – George Clooney spiega poi come ha vissuto il lockdown. Un periodo durante il quale non ha mai visto di persona i suoi genitori né quelli della moglie Amal, per tenerli il più possibile al sicuro da possibili contagi. Un tempo trascorso in famiglia. Con i gemelli di tre anni Ella e Alexander, per i quali ha scelto con Amal nomi normali e spiega il perché: “Non volevo nomi strani per i nostri figli. Avranno già abbastanza problemi così. È difficile essere figli di persone famose e di successo. Il figlio di Paul Newman si è ucciso. Il figlio di Gregory Peck si è ucciso. Due dei figli di Bing Crosby si sono tolti la vita. Io ho il vantaggio di essere molto più vecchio di loro e i miei figli non dovrebbero sentirsi in competizione”.
“ANCHE IN LOCKDOWN LE LASCIO LETTERE SULLA SCRIVANIA” – Poi svela il suo lato più romantico. Con la moglie Amal Alamuddin, famosa avvocata specializzata in Diritto internazionale e Diritti umani, è un vero tenerone. “Anche durante il lockdown non ho smesso di scriverle lettere e di metterle sulla sua scrivania”, racconta, “mentre lei faceva lo stesso lasciandomele sotto al cuscino. Credo profondamente nella scrittura (…). Forse è una cosa generazionale e non sarà più così fra vent’anni, ma per me è importante che qualcuno si sia seduto e abbia scritto una lettera.”
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