In totale ci saranno più di 200 show in ogni città, a Barcellona e a Madrid. Ecco cosa ci hanno detto gli organizzatori
Depeche Mode, Kendrick Lamar, Blur, Rosalía, Halsey, FKA twigs, Skrillex, Calvin Harris, St. Vincent, The Moldy Peaches e Le Tigre saranno gli headliner delle edizioni di Barcellona e di Madrid in programma dall’1 al 3 giugno e dall’8 al 10 giugno. Entrambi i festival condivideranno la stessa line-up ricca e inclusiva di oltre 200 nomi durante due weekend consecutivi. Ecco il racconto degli organizzatori.
Con quanto anticipo lavorare su cast degli artisti da invitare?
Dipende dall’artista. Questo autunno, durante l’annuncio della line-up del 2023, abbiamo già avviato alcune trattative per gli headliner del 2024. Ma si tratta di casi eccezionali o di artisti complicati, complicati nel senso che sono molto contesi, naturalmente. È anche normale che durante un anno di festival si inizi a negoziare e a volte anche a chiudere gli artisti per l’anno successivo. Dobbiamo approfittare del fatto che molti agenti sono fisicamente presenti al festival: siamo anche un grande punto di incontro per i professionisti dell’industria.
Infine, capita anche che alcuni artisti con booking meno complessi non vengano chiusi fino all’ultima settimana prima dell’annuncio, e forse proprio grazie alla pressione della scadenza, per quanto abbiamo espresso il nostro desiderio di averli in line-up.
C’è una logica nella scelta di chi si esibisce a Barcellona e chi a Madrid? La tipologia di pubblico è differente?
Le lineup sono praticamente le stesse, coincidono al 99%. Quindi se un artista suona a Barcellona e non a Madrid, o viceversa, è solo perché non gli è stato possibile fare entrambe le città a causa delle date o del suo tour. D’altra parte, crediamo che il nostro pubblico sia lo stesso in ogni città in cui c’è un Primavera Sound: appassionati di musica che, di fatto, esistono in primis come comunità internazionale, anche se non sembra.
Oltre 200 show in ogni città è una invasione pacifica: come si collabora con le istituzioni? Avete una idea di quanto il turismo beneficia del Primavera? Nel senso la gente viene solo per i concerti oppure si ferma a fare turismo?
Naturalmentela realizzazione di un festival delle dimensioni e del richiamo internazionale del Primavera Sound non avrebbe senso né sarebbe possibile senza una collaborazione fluida come quella che abbiamo con tutte le istituzioni della città, della regione e del Paese. Poiché il festival non è una bolla, ovviamente il pubblico che viene dall’estero pernotta in città, mangia nei ristoranti, usa i trasporti pubblici o visita le attrazioni turistiche e, nel nostro caso specifico, i siti culturali poiché il nostro pubblico ha chiaramente interessi culturali. L’impatto economico stimato per il 2023 su Madrid e Barcellona, sulla base dell’edizione 2022, è di 150 milioni di euro per ciascuna città.
Il claim di quest’anno è I’ll be your mirror: perché lo avete scelto e che immagine riflessa vi aspettate di vedere?
Chiunque guardi il nostro manifesto potrà trovare artisti che gli parlano e in cui si rispecchiano e saranno diversi da persona a persona. È un altro modo per dire che vogliamo ascoltare il nostro pubblico ed esaudire le sue richieste. Vogliamo anche essere uno specchio del presente della musica o della società del nostro tempo.
Più che un claim, è un vero e proprio impegno.
Spesso ci si lamenta che Festival eterogenei come il vostro disperdano il pubblico: ad esempio chi ama il metal vuole ascoltare solo quel genere. Voi siete riusciti a dimostrare che non è così, che la musica è sempre condivisione: è stato complicato contribuire a cambiare quella mentalità?
La nostra vita e la nostra esperienza da appassionati di musica ci dicono che, da un certo punto in poi, siamo in grado di trovare il fascino, l’interesse o l’entusiasmo per qualsiasi genere musicale. Ogni momento della nostra vita e ogni stato d’animo può essere associato ad un tipo di musica che non è sempre la stessa. Ci piace pensare di essere in grado di offrire la possibilità di scoprire quale sia questa musica. D’altra parte, è vero che ciclicamente le nuove generazioni di music lovers insegnano alle precedenti che non è necessario essere così monotematici, avere così tanti pregiudizi o seguire una scarsa dieta musicale.
Oggi il pubblico è disposto a pagare di più pur di avere un qualcosa di esclusivo: i vostri pass vip confermano questa tendenza? Ci aggiungo che siete forse l’unico festival che accetta una rateizzazione: complimenti!
Anche se garantiamo gli spazi VIP con i relativi privilegi, si tratta ancora di una minoranza che non può aumentare di numero a causa della natura stessa della sua esclusività. Tuttavia, ci piace pensare che ogni partecipante al Primavera Sound sia già un VIP, perché gli standard del festival in termini di programmazione, servizi, organizzazione, logistica, produzione e comfort della sede sono incentrati sul cliente. Se i nostri fan non venissero seguiti, e noi li ascoltiamo se si lamentano, in modo da poter migliorare e farli sentire meglio, metteremmo a rischio la parte più importante del festival.
Quanto siete attenti nel proporre musica spagnola? Credo possa essere una opportunità importante per tante realtà locali che hanno però un afflato internazionale?
Ci piace sentirci parte della città o del paese in cui ci troviamo e che viceversa il paese o la città in cui ci troviamo si senta parte di noi. Bisogna essere integrati e dediti alla città e, ovviamente, alla sua scena musicale, che comprende l’industria, gli artisti e il pubblico. Se loro non si sentissero rappresentati o noi non ci sentissimo rappresentati da loro, saremmo un festival con le spalle voltate alla nostra realtà più vicina. Perciò durante l’anno diamo loro visibilità e opportunità come opening act già nelle tournée internazionali che organizziamo. E quando arriva il festival, apriamo una finestra di esposizione per un pubblico internazionale che è davvero importante, non solo per loro, ma anche per noi: siamo orgogliosi dei nostri artisti musicali locali e ci piace mostrarli al mondo. Abbiamo anche un’etichetta, Primavera Labels, che lo dimostra.
L’Italia è presente nella lineup: c’è un motivo per cui avete deciso di inserire artisti italiani?
Se un artista ci piace, non importa da quale paese provenga. Ogni anno abbiamo diversi artisti italiani in line-up: quest’anno abbiamo Maneskin, Voices from the lake, Anyma, Calibro 35…e al Primavera Pro, la conferenza professionale che si svolge sempre in contemporanea al festival, ogni anno c’è una forte rappresentanza di artisti, molti dei quali esordienti.
A quante persone date lavoro nei giorni del Festival? E quanto incidono gli sponsor provati sul budget complessivo? Mi interessa solo la percentuale.
Durante i giorni del festival impieghiamo circa 6000 persone. La principale fonte di reddito è costituita dai biglietti. A seconda di quanti biglietti vendiamo, cambia la percentuale delle altre due fonti principali: sponsor e bar. Quindi cambia ogni anno ed è ancora troppo presto per dirlo.
Immagino, infine, che siate già al lavoro per il 2024: nel vostro libro mastro ci sono già dei nomi confermati anche se, ovviamente, non potete comunicarli?
Sì, stiamo già parlando con alcuni artisti, ma è ancora troppo presto per dire se verranno o meno.