La nuova riforma fiscale voluta da Trump porterà nelle casse della Mela tanta liquidità da investire nella produzione di contenuti. E nel mirino potrebbe esserci la piattaforma di streaming, secondo gli analisti di Citi
Il futuro è nei contenuti. Lo sapeva bene Steve Jobs quando ha creato Pixar e lo sa bene anche la Apple di oggi che punta a Netflix. Stando agli analisti di Citi, c’è una probabilità del 40 per cento che la Mela acquisisca la piattaforma che sta rivoluzionando non solo i contenuti video ma la loro fruizione. Prima della mossa strategica però c’è la leva economica. La riforma fiscale appena varata da Trump premia le imprese con tagli alle tasse che dal 35 per cento scendono al 21 per cento. Un bel gruzzoletto che toglierà alle casse federali 1,5 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni, ma dovrebbe spingere (secondo le stime governative) la crescita del prodotto interno lordo al 4% e soprattutto permetterà alle aziende di avere denaro da investire. Apple nello specifico potrà riportare a casa i 252 miliardi di dollari in liquidità che ora detiene all’estero.
Gli altri nel mirino, da Disney a Hulu
Nell’analisi di Citi, Netflix non è l’unico obiettivo, è solo il più probabile. Nello studio troviamo nomi come Disney che, prima dell’acquisizione di Fox, era data al 20-30 per cento. Spuntano poi case di produzione videoludiche come Take-Two ed Electronic Arts, il marchio automobilistico Tesla e la piattaforma per lo streaming Hulu. Come si vede delle sei aziende citate, ben cinque producono o distribuiscono contenuti, una via che Apple ha ormai intrapreso. Da una parte Apple ha la sua Tv, un dispositivo che porta sullo schermo del salotto il suo App Store e le app. Dall’altra distribuisce musica e film tramite iTunes e ha un servizio di streaming come Music. Ora però vuole diventare anche produttore. E qui Netflix diventerebbe strategica.
Apple vuole produrre contenuti
Apple ha in programma di investire un miliardo di dollari per la produzione di nuovi contenuti e ha portato sotto la sua ala due ex presidenti di Sony Pictures, Jamie Erlich e Zack Van Amburg. In più ha già annunciato la sua prima serie originale, Amazing Stories, che riprende un telefilm fantasy firmato da Steven Spielberg negli anni ’80. Per ora sono previsti dieci episodi con la direzione di Bryan Fuller, genio creativo con all’attivo successi del calibro di Hannibal, Star Trek: Discovery e soprattutto American Gods, la serie che ha fatto conoscere al mondo Prime Video, la piattaforma di streaming di Amazon. Sempre in casa Apple si parla anche di una seconda serie in arrivo, un dietro le quinte dei programmi informativi della mattina che vedrà protagoniste Jennifer Aniston e Reese Witherspoon.
Il bisogno di investire
Certo, quella di Citi è solo una previsione, una suggestione quasi, ma i due autori dello studio la spiegano così. «Apple ha tanti soldi e continua a incassare 50 miliardi di dollari l’anno. È un bel problema da avere… Storicamente ha evitato di riportare i soldi negli Stati Uniti proprio per non dover pagare delle tasse così alte ma la riforma fiscale potrebbe rendere questi soldi disponibili. Con oltre il 90 per cento di liquidità all’estero, una tassa del dieci per cento per il rimpatrio potrebbe portare nelle casse di Apple 220 miliardi da investire anche nelle acquisizioni». E pensare che, per acquisire Netflix, ne basta solo un terzo.
Alessio Lana, Corriere della Sera