Il rapper casertano Speranza ha pubblicato lo scorso 15 ottobre il suo primo album “Ultimo a morire” (Sugar), un progetto discografico che ha riassunto tutta l’evoluzione dell’artista negli ultimi due anni. Dopo aver pubblicato “Iris”, primo singolo estratto dal disco, seguito poi da “Fendt Caravan“, Speranza ha dimostrato di essere entrato nei piani alti del rap game nazionale. A dimostrarlo, oltre un suono inconfondibile, l’approccio alle collaborazioni che hanno portato nel disco artisti come Guè Pequeno, Massimo Pericolo, Tedua, Rocco Gitano e il rapper francese Kofs. Un viaggio discografico che Speranza è riuscito a concludere anche attraverso il lockdown, che gli ha permesso di scrivere il suo disco, lasciando da parte il lavoro da carpentiere, che ancora conduce. La sua uscita è stata da molti descritta come quella di un emergente, ma Speranza ha avuto una lunga storia all’interno del mondo del rap, che parte dalle zone rionali della Francia dove è cresciuto: “Mi sono messo semplicemente, senza voglia di sfondare, nel senso che facevo i pezzi per la mia gente, ogni tanto quando usciva una serata da fare la facevo, ho fatto l’esatto contrario di quello che facevo in Francia. Lì rappavo in francese e mettevo quattro barre in napoletano”.
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