Bella Thorne, vive di social ma ha le idee chiare: “Che libertà di parola non sia libertà di odio”

Bella Thorne, vive di social ma ha le idee chiare: “Che libertà di parola non sia libertà di odio”

A vent’anni (ne compie 21 l’8 ottobre) l’ex stellina Disney ha preso in mano la sua vita. A colpi di Instagram si è comprata una grande casa dopo aver sfamato madre e fratelli con il suo cachet di modella e attrice. Ora è in sala con due film in Italia il thriller ‘Sei ancora qui’ e in Usa il provocatorio ‘Assassination Nation’ sulla deriva dei social network

Bella Thorne è seduta nella sua grande ed eccentrica casa comprata a colpi di foto su Instagram, il suo gatto rosso le si struscia addosso mentre alle sue spalle c’è un dinosauro di plastica, lei guarda dritto in camera e dice: “Se tu sei lì seduto a giudicarmi, perché so che lo stai facendo come tutti gli altri, per un momento soltanto smetti, chiudi gli occhi e poi riaprili. Cosa vedi ora?”. Nel documentario corto Inside the life of Bella Thorne la ex stellina Disney si racconta e lo fa con la stessa franchezza con cui si racconta tutti i giorni ai suoi 18 milioni di follower, franchezza mista a provocazione ovviamente. D’altronde il suo percorso glielo permette: figlia di un emigrato cubano morto per un incidente di moto quando era piccola, Bella lavora da quando aveva 6 settimane prima come modella per spot e campagne, poi come baby attrice nelle serie tv di Disney Channel, poi il salto al cinema con la commedia romantica Il sole a mezzanotte e il film presentato al Sundace Assassination Nation.Di fatto da quando è morto suo padre è stata Bella a mantere madre e tre fratelli e in certi momenti ha veramente sofferto la fame. Attraverso i social media ha raccontato aspetti molto privati e delicati: ha dichiarato pubblicamente la sua bisessualità e denunciato di essere stata abusata sessualmente da bambina “da quando ricordo fino all’età di 14 anni quando finalmente ho avuto il coraggio di chiudere a chiave la porta della mia stanza”, ha condiviso il fatto di essere stata bullizzata perché dislessica e oggi sogna di essere felice. Annabella Avery Thorne, ma lei vuole essere chiamata solo Bella, avrebbe dovuto essere a Roma in questi giorni per presentare I still see you – Sei ancora qui, thriller con venature horror attualmente nelle sale, ma l’influenza l’ha bloccata negli Stati Uniti. L’abbiamo sentita al telefono dalla sua casa – atelier di Los Angeles e tra un colpo di tosse e l’altro ha risposto alle nostre domande.

Dopo un film romantico come ‘Il sole a mezzanotte’ che cosa l’ha portata a diventare Ronnie?
“Mentre eravamo sul set di Il sole a mezzanotte il regista Scott Speer mi ha parlato di questo film. Appena ho smesso di essere Katie Price mi ha dato in mano questa sceneggiatura e appena l’ho letta ho trovato così tanti punti in comune con il personaggio che avrei dovuto interpretare che non ho potuto fare a meno di farlo. Suo padre è morto, proprio come il mio e nel film Ronnie è nata il 29 febbraio, il giorno che mio padre è nato e come se non bastasse la sequenza in cui lei si trova a dire addio a suo padre l’abbiamo girata proprio nel giorno dell’anniversario della morte di mio padre. Insomma ho così tanto in comune con Ronnie che ho ancora qui con me la parrucca che abbiamo usato perché quel personaggio è veramente rimasto con me”.

Il film affronta attraverso il genere un’esperienza che tutti abbiamo fatto: perdere qualcuno di caro
“Nel film quando i personaggi entrano in contatto con i redivivi questi si dissolvono in pezzetti di cenere e questo è uno degli aspetti più interessanti della sceneggiatura per me. Rivedere ogni giorno i propri cari diventa un’ossessione che non ti permette di andare oltre. Anche io mi sono chiesta se mio padre tornasse tutti i giorni a colazione in forma di redivivo, come fa quello di Ronnie, non sarebbe molto peggio?”

Lei cambia spesso look, anche sullo schermo è passato dal biondo cenere di Katie Price a Ronnie col suo look dark. È stata una sua scelta?
“Beh fin da subito è stato chiaro che Ronnie non potesse avere i capelli rossi. Credo che io all’epoca delle riprese li avessi blu quindi ci abbiamo pensato un po’ ma neanche blu era il colore di Ronnie, poi mi sono trovata a lavorare in Messico e una mia amica aveva portato un po’ di parrucche, giusto così per divertirci. E quando mi sono messa addosso questa parrucca di lunghi capelli neri, mi sono fatta una foto e l’ho spedita a Scott, a quel punto lui mi ha detto: ‘Questa è Ronnie’. Il look è un elemento importante del personaggio perché è il suo modo di dire al mondo il suo dolore; il modo in cui si veste, si pettina, si trucca racconta il suo malessere”.

In questo momento è in sala negli Stati Uniti con ‘Assassination Nation’, che affronta il tema della violenza nei social network e nella società. Che film è?
“Assassination Nation è un film folle. Ho girato questi due film contemporaneamente quindi non ho fatto altro che su e giù tra il Canada e la Louisiana. Di fatto il film prende l’universo in cui già viviamo e immagina cosa accadrà nel prossimo futuro. Ormai siamo anestetizzati alla violenza: pistole, stupri, abusi si possono vedere su ogni tipo di piattaforma. Il regista prende questo immaginario e lo trasporta in una storia che non è altro che uno sguardo approfondito, lucido e cattivo sulla realtà di oggi o al massimo di dopodomani”.

A proposito dei social network quali sono secondo lei gli aspetti negativi e positivi?
“È indiscusso che i social network ti danno l’opportunità di parlare con persone in tutto il mondo, crescendo non avrei mai potuto immaginare di venire a sapere della cultura egizia con fan che vivono in Egitto, questo è l’aspetto che più amo dei social media. Anche se è ovvio continuo a stupirmi della capacità di connessione che Internet ti offre, ma l’aspetto negativo è che così facilmente la libertà di parola si trasforma in libertà di odio. Non so quando questo avrà una fine ma tutta questa merda che c’è in rete non è giusta. Potrei andare avanti per ore su questo tema…”

Ciò nonostante sui social network lei mette aspetti molto privati e intimi della sua vita. Perché?
“Perché fa parte del mio lavoro. È il modo in cui pago le mie bollette e dò da mangiare ai miei gatti, ho 19 gatti da sfamare… Io sono pienamente consapevole che nessuno mi conoscerebbe se non ci fossero i social media. Sarei curiosa di vedere cosa accadrebbe se ne uscissi ma non posso farlo ora in cui molto del mio lavoro dipende dai social. Allo stesso tempo io cerco di sconfiggere la bestia Instagram, dall’interno cerco di far capire che non esistono vite perfette come vengono raccontate da certe immagini patinate”.

Lei ha passato la sua infanzia e adolescenza sui set. C’è qualcosa che potendo vorrebbe rivivere?
“Beh sicuramente la scuola. Io ho smesso di andare a scuola in terza elementare, tra l’altro la mia prima lingua era spagnolo e io non me la cavavo bene in inglese. Ma io amavo la scuola, mi piaceva andarci e oggi mi ritrovo che per esempio non so niente di geografia, ci sono tante cose che mi sono persa crescendo come sono cresciuta. Poi un’altra cosa che avrei tanto voluto fare è andare in campeggio, farsi degli amici, conoscere le persone così per un’estate, trovarsi per la prima volta da soli. Ecco crescendo non ho potuto fare niente di tutto questo, niente di che ma ogni tanto penso che invece sarebbe stato importante perché così mi sono persa la mia infanzia”.

Tra poco sarà il suo compleanno, se pensa a se stessa tra vent’anni che donna vede?
“Quello che spero tra vent’anni è di essere felice. Questo è il mio obiettivo, molti di quelli della mia età lottano con la depressione, qualcuno riesce ad uscirne crescendo, altri no. Spero che tra vent’anni tutto questo sarà alle spalle, che potrò respirare liberamente e che sarò chi voglio essere”.

 

Repubblica

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