(di Tiziano Rapanà) Se le città non fossero adombrate dalla ciurmaglia dei turisti, camminatori indefessi senza un pensiero di mondo alternativo al logòs suggerito dalla vacanza come archetipo di svago, allora sì accetterei questo sole puro che irradia brutalità. Perché il caldo mi affossa e mi fa deragliare dal lene nulla. L’intento è quello: perseguire l’ozio, insidiarlo come fosse un’ingombrante nuvola di zucchero filato. Ma il caldo mi costringe a pensare ed è sempre il pensato di altri, non è mai un parto in casa della propria fantasia: un costrutto che nasce da te e solo da te. È tutta osmosi, tutto si tiene e produce qualcosa. Oggi che si presenta un nuovo luglio per l’esistenza, tifo per il ritorno dell’autunno. E se proprio debbo sopportarlo questo nuovo luglio che sia bello come la canzone di Riccardo Del Turco. Io non voglio bene a luglio e spero che il mese finisca presto. Ma bisogna celebrarlo, come ogni alba che si ripresenta al mondo, e allora sospendente le trasmissioni. Oggi, le emittente devono programmare – a reti unificate – Luglio di Del Turco/Bigazzi in tutte le variazioni, reinterpretazioni, cover, e così via. Sospendete le trasmissioni e raccontate, omaggiate. Deludete le aspettative dei vostri spettatori, desiderosi di rassegnarsi ai soliti programmi e ai consueti telegiornali.