Debutta su Netflix la seconda stagione del kolossal americano. Protagonisti, ancora una volta, gli italiani Pierfrancesco Favino e Lorenzo Richelmy. Padre e figlio legati da un rapporto burrascoso che «giungerà a maturazione». Li abbiamo incontrati
Intrighi di palazzo, guerre al massacro e dolori dell’anima. Marco Polo, che di Game of Thrones ha le stesse atmosfere grigie, ha portato in America la storia de Il Milione. Raccontando i patimenti di un ragazzo orfano, abbandonato in terra straniera dal padre Niccolò. «Il mio personaggio scopre di avere un figlio, quando questi è ormai diciassettenne. Che cosa vuol dire essere investito, d’improvviso, del ruolo di padre?». La domanda, ammantata di una gravità sinceramente umana, se la pone Pierfrancesco Favino, che di Niccolò Polo è l’interprete.
«Un uomo che ha il desiderio di diventare padre è un uomo che ha voglia di ancorarsi. Un uomo che non sa o non vuole essere padre, probabilmente, ha difficoltà ad immaginarsi in un luogo fisso», dice l’attore, formulando un pensiero che, rivolto a se stesso, lo porta a vagheggiare una maturità caratteriale. «Niccolò Polo», continua, «Si rapporterà in modo diverso con il figlio Marco». Ma quel che succederà nella seconda stagione del kolossal televisivo è da tacersi fino al primo di luglio.
Marco Polo II, il cui debutto su Netflix è fissato all’1 del mese, porterà a maturazione le vicissitudini della prima stagione. «Marco Polo è stretto tra due fuochi. Da una parte ha il padre biologico, dall’altra Kublai Khan, capo dei mongoli», spiega ancora l’attore Lorenzo Richelmy, interprete del giovane esploratore. «Diventando un uomo, dovrò accettare mio padre e ucciderlo. In qualche maniera, dal punto di vista psicologico», dice poi, raccontando una vita fatta di viaggi solitari e progetti futuri.
Favino e Richelmy, che della serie americana sono i protagonisti, hanno girato il mondo con la sola compagnia dei propri pensieri («Se no poi si finisce a fare del gossip con gli amici»). Trovando tempo e spazio per mettere in cantiere produzioni avvolte da grande riserbo. Richelmy tace i progetti futuri. Favino, augurandosi di prolungare quanto più possibile la propria collaborazione con Netflix, accenna alla sua partecipazione a My Cousin Rachel, film di prossima uscita.
Vanity Fair