“Matilde e il tram per San Vittore” con la regia di Renato Sarti
Renato Sarti è uno degli uomini di teatro più sensibili alla storia del Novecento. E a quella della Resistenza in particolare: “Matilde e il tram per San Vittore” è uno degli ultimi esempi. Dopo il successo dello scorso anno, torna in scena per fare luce su una delle pagine più cupe del nazifascismo durante l’ultima guerra.Al centro della vicenda – tratta dal libro di Giuseppe Valota, “Dalla fabbrica ai lager” – c’è il destino di centinaia di uomini deportati nei campi di concentramento in seguito all’ondata di scioperi che, nel 1943, paralizzarono le grandi fabbriche del Milanese. Per mettere fine alla protesta, le squadracce fasciste prelevarono 570 lavoratori con retate brutali: di questi, circa la metà non fece ritorno. Molti passarono dal carcere di San Vittore e la vicenda si concentra sulla pena delle mogli degli scomparsi, che li cercavano dappertutto.Matilde è una di loro, e nel suo disperato peregrinare sulle tracce del marito finirà anche al cinema Broletto, ai tempi usato dalla famigerata Banda Muti per torturare partigiani e oppositori politici. Al posto di quel luogo di dolore, nel 1947 Giorgio Strehler e Paolo Grassi aprirono il Piccolo Teatro: alla cultura e all’arte il compito di bonificare l’orrore e di preservarne la memoria.
Michele Weiss, lastampa.it