House of Cards, in coppia si è più forti (o forse no?)

House of Cards, in coppia si è più forti (o forse no?)

Arriva la quinta stagione della serie prodotta da David Fincher con i magistrali Kevin Spacey e Robin Wright. Sempre più da brividi nel ruolo dei coniugi Underwood. Ma dureranno come soci? Vale la pena scoprirlo

***ATTENZIONE SPOILER: NON CONTINUATE A LEGGERE SE NON VOLETE SAPERE NIENTE DELLE PRIME DUE PUNTATE DI HOUSE OF CARDS 5***

Claire Underwood parla alla telecamera, come il marito Frank ha abitutato il pubblico fin dalla prima stagione di House of Cards. Ma è solo «tranello». Il primo episodio della quinta stagione del political drama, dal 31 maggio su Sky Atlantic, si apre con la First Lady che sta registrando un discorso rivolto al popolo americano.

«È terribile, non è vero?», dice empatica eppure glaciale allo stesso tempo. Gli Stati Uniti sono alle prese con un atto terroristico e i due coniugi, in corsa per le cariche di presidente e vicepresidente, vogliono stumentalizzare la paura del Paese. La quarta stagione si è chiusa con Frank e Claire che seppelliscono l’ascia di guerra e fanno squadra per il «bene» comune: la vittoria alla Casa Bianca. I nuovi episodi, i primi senza il creatore Beau Willimon alla guida della produzione, li ritrovano uniti e più agguerriti che mai.

Si danno consigli, sostengono a vicenda e ognuno usa le proprie armi (Claire finge di piangere al funerale della vittima del terrorista, Frank tesse le sue trame politiche al Congresso), proprio come due soci in affari. Ma la sera, ad aspettare Claire a letto, c’è Tom Yates. Con il beneplacito del marito, ovviamente. I due sono così in sintonia che nel secondo episodio la foto per la campagna. con cui Frank si diverte a giocare al computer, unisce i due volti degli Underwood: «La gente deve vedere me in te», spiega Claire.

I riferimenti a Trump e a temi politici attuali non mancano, ma si capisce che non è quello che interessa agli autori. Underwood non è una metafora o una copia di Trump. Attorno ai «coniugi Macbeth», ci sono di nuovo Doug Stamper (Michael Kelly), Leann Harvey (Neve Campbell), il rivale Will Connway (Joel Kinnaman). La new entry è Patricia Clarkson. Tutti formidabili.

Ma ancora una volta, se House of Cards riesce a ipnotizzare, nonostante alcuni momenti ripetitivi e una trama meno originale rispetto ai primi tempi, è grazie alle interpretazioni di Kevin Spacey e Robin Wright, sempre più calati nei loro ruoli shakespeariani. Una delle scene più belle è verso la fine del primo episodio, quando, insieme, guardano da un cannocchiale la folla di dimostranti davanti ai cancelli della Casa Bianca. Il popolo li cerca con gli occhi oltre le inferriate, vorrebbe vedere la coppia presidenziale. Ma non può. Mentre i due protagonisti li scrutano uno ad uno.

Eppure, c’è una frase che sa di premonizione. Per chi non la conosce, la serie inglese originale finisce con l’omicidio del protagonista, commissionato dalla moglie. Qui Frank e Claire stanno tornando a casa dal funerale, dove la figlia della vittima ha sussurrato qualcosa all’orecchio del presidente, che ritiene responsabile della morte del padre. Claire gli chiede cosa gli ha detto la bambina. «Spera che io muoia e tu prenda il mio posto».

Margherita Corsi, Vanity Fair

Torna in alto