Ospite di “Milano per Gaber” il cantautore bolognese ha raccontato come dopo i 23 anni si sentisse artisticamente smarrito e alla ricerca di un solido punto di riferimento
In occasione della 12esima edizione della rassegna “Milano per Gaber”, nell’anno che avrebbe visto il grande artista compiere 80 anni, sul palco del Piccolo Teatro Strehler sono stati invitati diversi artisti a rendergli omaggio. Tra gli ospiti anche Cesare Cremonini che ha voluto raccontare quanto l’opera di Gaber sia stata fondamentale per la sua formazione musicale, culturale e artistica.“Ero un imbecille, perché il successo ti stordisce”, ha ammesso Cremonini ricordando come si sentiva a 23 anni “dopo la sbornia del successo con i Lunapop”. Scioltosi il gruppo, il cantautore bolognese aveva intrapreso la carriera da solista senza grande successo finché non ha cercato precisi punti di riferimento artistici proprio in Giorgio Gaber e la sua carriera è nuovamente decollata.Come riportato dall’Ansa, “solo quando ho rimesso i piedi per terra mi sono sentito impreparato al ruolo di cantautore. Avevo bisogno di trovare dei punti di riferimento e Gaber è stato uno di questi. Non ce l’avrei mai fatta se non avessi trovato le mie figure di riferimento sorveglianti, una sorta di angeli custodi. Io ho Gaber sulla spalla sinistra e Freddie Mercury su quella destra”.
Sandra Rondini, ilgiornale.it