Al Tribeca di New York si festeggia il quarto di secolo del cartoon dei registi Musker e Clements che ricordano: “Con Robin Williams nei panni del Genio è iniziato il Rinascimento Disney”. Intanto continua la preproduzione del film in carne e ossa che si girerà quest’estate e per il ruolo del genio si parla di Kevin Hart o Will Smith
Il mondo è ancora suo. In un caleidoscopio di forme dove spuntano Groucho Marx e Arnold Schwarzenegger, il gigante Genio blu della Lampada (doppiato in italiano da Gigi Proietti) portava il mito di Aladino fuori dalla Caverna delle Meraviglie, fino alla Cina e ad Agrabah, oggetto di un recente sondaggio nazionale: secondo Public Policy Polling, il 45% degli elettori repubblicani in America vorrebbe bombardare il paese di finzione Disney. È l’effetto Trump, bellezza, ma sin dal concepimento post-11 settembre, il Tribeca Film Festival ha una politica diversa, tutta incentrata sull’inclusione e il multietnicismo. Così, a 25 anni dall’uscita in sala, Aladdin festeggia il suo anniversario proprio al BMCC Tribeca Performing Arts Center nella giornata di chiusura del festival fondato da De Niro. Una proiezione della copia del ’92 restaurata, con gli ori delle acque del Giordano e le notti d’Oriente ancora più cartoon-musical, senza contare le celebrazioni a Downtown, tra memorabilia e una performance di Brad Kane, che nell’edizione originale prestò la “voce cantante” ad Aladino. Il 29 aprile Kane eseguirà dal vivo gran parte della colonna sonora del film d’animazione; a Il mondo è mio, composta da Alan Menken, andò l’Oscar per la migliore canzone.
“E pensare che i nostri progetti, dopo il successo de La Bella e la Bestia, portavano da tutt’altra parte” se la ridono i registi John Musker e Ron Clements. “Volevamo fare Il lago dei cigni di Cajkovskij ma… Troppo vicino a La Sirenetta, uscito nell’89. Nel giro di breve tempo, siamo arrivati al trattamento di King of the Jungle. Ne avete sentito parlare? All’epoca ci siamo subito arresi, pensando che a nessuno sarebbero piaciuti dei leoni in Africa come protagonisti”. Musker ricorda che non appena Aladdin entrò in produzione, la prima condizione del duo di filmmaker fu avere la voce e il corpo di Robin Williams dalla loro parte. Sarebbe stato lui il Genio. “Robin Williams non solo ha dato vita a un personaggio antico, pop e carico di improvvisazioni”, raccontano gli autori. “Ha inventato la formula del Rinascimento Disney, la miscela di intrattenimento per ragazzi e scherzi in chiave adulta, stile Ed Sullivan Show. Tutti i film d’animazione dopo Aladdin sono concepiti con questo doppio ingrediente”.
Ricorda Clements: “Volevamo prenderci qualche rischio e dare a Robin tutta la libertà che un film in carne ed ossa gli negava. Nessun limite. Sono bastate le prime prove per rassicurarci sul fatto che sì, il Genio è sempre stato Robin Williams. All’inizio, circondato da animazioni e musiche, era un po’ confuso, si domandava se dovesse parlare con un accento particolare e che tipo di espressioni usare. È stato semplice far capire a Robin che in realtà il Genio è un comico, uno stand-up comedian purosangue, rimasto intrappolato dentro una lampada per mille anni. Una volta liberato non può che cercare il suo pubblico ed esibirsi”. Eric Goldberg, l’animatore del Genio, parla così del carisma di Williams: “La prima scena che gli diedero da interpretare lui la rifece 25 volte, ogni ciak se ne veniva fuori con qualcosa di innovativo. Amava improvvisare, variare, riscrivere. Non avevo disegnato il Genio a immagine e somiglianza di una star del suo calibro – al tempo era in orbita con L’attimo fuggente e Hook – Capitan Uncino – ed erano ancora lontani i tempi in cui Woody è verosimilmente Tom Hanks e Shrek ha il calco di Mike Myers. Robin Williams ha gettato la cianografia. Il resto è storia”.
Ed ora, nella versione live action che si girerà d’estate, dopo il lungo tour a Broadway del musical di Alan Menken con le canzoni di Howard Ashman, Tim Rice e Chad Beguelin, a chi toccherà liberare i “fenomenali poteri cosmici… in un minuscolo spazio vitale?” La roulette dei grandi nomi in casa Disney dà quasi per certo Kevin Hart (il Genio) nel remake diretto da Guy Ritchie. Dopo l’oltre miliardo di dollari in tutto il mondo de La Bella e la Bestia, sono in ballo Mulan, Dumbo, Mary Poppins Returns e per il 2019 Toy Story 4, Il Re Leone e Frozen 2. Il casting di Aladino e della principessa Jasmine si è incagliato sulla scelta di due attori mediorientali: la caccia non è ancora finita. Will Smith resta una solida alternativa a Hart ma c’è chi scommette che alla fine potrebbe scegliere la parte del cattivo Jafar. Di recente il presidente della Motion Picture Production ai Walt Disney Studios, Sean Bailey, ha fatto sapere che non c’è alcun pericolo di whitewashing: “Guy Ritchie intende rispettare la tradizione e raccontare un mondo di traffichini da strada in modo libero e personale. Aladino è l’esempio più classico e puro che abbiamo, perché ruba per fare del bene. Sarà un musical ad alta energia ma mai compiacente verso il pubblico”.
Filippo Brumaroti, La Repubblica