“L’amore strappato”, un dolore raccontato con sobrietà

“L’amore strappato”, un dolore raccontato con sobrietà

(di Tiziano Rapanà) Ieri sera c’è stato, su Canale 5, il debutto della fiction L’amore strappato con Sabrina Ferilli ed Enzo Decaro. Qualche giorno fa avevo intervistato uno degli attori della serie, l’ottimo Gennaro Cannavacciuolo (lo vedrete nell’ultima puntata), perché incuriosito dal clamore attorno ad una miniserie ispirata da una storia vera. Una storia agghiacciante che vede una bimba strappata all’amore dei genitori, perché il padre è stato ingiustamente accusato di aver molestato la piccola. Ricky Tognazzi e Simona Izzo, i registi del prodotto, fanno un ottimo lavoro nel raccontare la discesa nella valle del dolore, che sconquassa gli equilibri di una famiglia comune, e che vede disintegrare in un nanosecondo la dignità di un rispettabile padre di famiglia. Non ci si perde in chiacchiere, si va subito al sodo a raccontare l’odissea dei due protagonisti. Mi è piaciuto lo stile narrativo che ha permeato il racconto: uno stile asciutto, antiretorico che evita gli insulsi sentimentalismi e la voglia di costruire scene madri. La storia è protetta da una cortina di sobrietà, che in Italia si trova quasi esclusivamente nelle belle – e anche infelici – storie cinematografiche ordite e dirette dal grande Pupi Avati. Non ho detto molto della trama, anzi quasi nulla. Mi sono limitato ad una sinossi ipersintetica, perché vorrei – qualora non abbiate ancora visto la prima puntata – che scopriate da soli, tutte le sozzure che si ritrovano a vivere i due martiri. Recuperate la fiction su Mediaset Play. Fidatevi, ne vale la pena. Troverete una Sabrina Ferilli struggente e bellissima, illuminata dall’ombra nefasta dalle insidie velenose dell’esistenza. E soprattutto troverete un eccellente Enzo Decaro che si segnala per la manifestazione di un dolore pacato e decoroso, in linea con la narrazione sobria della fiction. Scusate se insisto sulla sobrietà. Ma usualmente gli autori delle fiction, riguardo ad un tema del genere,  avrebbero spinto l’acceleratore sulle urla, i pianti estremi, le frase fatte tipo “è ingiusto”, “non è possibile”. Avrebbero inzuppato il biscotto sull’isterismo, indugiando in primi piani che mostrano facce inverosibilmente addolorate. Qui domina il rigore. E non posso non tenere conto di questa bella e piacevole novità. La fiction è piaciuta: ha realizzata il 15,1% di share. Non è un risultato trionfale, ma gli ascolti cresceranno. Ne sono, quasi, certo.

tizianodecoder2@gmail.com

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