Vice president Laura Carafoli spiega le strategie della tv generalista di Discovery Italia. Obiettivo: 1,6-2% di share. E potenziare la prima serata
Bisogna dire la verità: in pochi, nel mondo della televisione italiana, hanno finora capito cosa esattamente voglia fare il gruppo Discovery Italia con il suo canale Nove. Doveva essere un grimaldello per entrare nella grande competizione della tv generalista, quella che da sola, nei primi sette tasti del telecomando, si spartisce più dell’80% degli investimenti pubblicitari televisivi. Un grimaldello che, per esempio, sta usando Sky con Tv8, a suon di investimenti milionari, per fare un vero canale generalista alla italiana, con grandi show, programmi in diretta, MotoGp, calcio di Europa League ecc. L’impressione, invece, è che Discovery non voglia scottarsi: non si può esagerare sui costi, come invece sta facendo Sky con Tv8 (un canale che potrebbe costare anche 80-90 milioni di euro all’anno), soprattutto tenuto conto che un punto di share, nonostante le strategie commerciali sempre più raffinate delle concessionarie, in Italia vale a mala pena 25-30 mln di euro all’anno di raccolta pubblicitaria.
In effetti, dalla scorsa estate, quando Deejay Tv-canale Nove ha iniziato a rendere pubblici i dati di ascolto, non è successo molto. Sotto le cure di Discovery (iniziate nel febbraio 2015) il canale ha raggiunto in luglio lo 0,94% di share medio nelle 24 ore, e di lì non si è più schiodato. Anzi, a dire il vero è leggermente calato, allo 0,90% in ottobre, fino allo 0,85% in febbraio e allo 0,93% nel marzo 2016.
Per fortuna, a spiegare meglio le strategie di Discovery arriva Laura Carafoli, senior vice president content and programming di Discovery Italia. Che pone subito due obiettivi per Nove: arrivare all’1,6-2% di share nelle 24 ore; potenziarsi in prima serata, per essere realmente sinergico con gli altri canali di Discovery Italia, più verticali e quindi meno forti in prime time. Tra il 2016 e il 2017, infine, ci sarà anche spazio se non proprio per la diretta, diciamo per la contemporaneità, con qualcosa di simile alle Iene di Italia Uno. «Innanzitutto Discovery è entrata nella competizione generalista con un dna molto diverso da quello degli altri gruppi. Sapevamo che nel pubblico tra il tasto 1 e il tasto 7 del telecomando almeno il 50% non aveva visto il tipo di programmi con i quali avevamo avuto successo su Real Time o Dmax. Contenuti che in altre nazioni vanno già sulla tv generalista. Diciamo quindi che non abbiamo voluto fare un canale generalista secondo la tradizione italiana, ma abbiamo mantenuto formati brevi. Evitando, per esempio, di prendere format come The Voice, X-Factor o Italia’s got talent e di allungarli a due ore e mezza o tre ore, quando invece i format originali durano meno della metà. Certo», ammette Carafoli, «ci siamo anche accorti che spostare le audience dei primi sette canali della tv generalista non è facile».
Nell’autunno 2016 ci saranno quindi investimenti forti per accendere l’acces prime time con un game show, Boom!, condotto da Max Giusti. E poi un po’ di novità per movimentare il prime time: dalla versione italiana di Top Chef al debutto di Ninja Warrior, dagli speciali Imagine di Roberto Saviano ai reportage e ai documentari di divulgazione scientifica. Nell’autunno 2015, però, sono passati, senza lasciare tracce profonde, il game show Tanto vale condotto da Costantino della Gherardesca, i documentari Boats a cura di Pif, o L’Isola di Adamo ed Eva con Vladimir Luxuria. Solo lo scorso 27 marzo c’è stato un momento di reale risveglio, col boom della prima puntata di Cucine da incubo, con Antonino Cannavacciuolo, che su canale Nove è arrivato al 2%. «La nostra forza sta nel gruppo, abbiamo canali con un forte appeal per gli investitori pubblicitari e non facciamo conti economici separati. Nove sfiora l’1% di share ma non ha portato via ascolti agli altri canali di Discovery e ha un forte appoggio dal board internazionale. Come dicevo, dal prossimo settembre avremo tre prime serate settimanali per noi importanti, proprio perché il nostro prime time deve essere solido sempre. Stiamo anche valutando qualcosa sulla diretta, che è uno degli ingredienti tradizionali della tv generalista. Probabilmente non faremo una vera diretta, ma racconteremo storie contemporanee. E in effetti stiamo studiando un progetto vicino al mondo delle Iene, per intenderci».
Tenuto conto che comunque tutto quello che si fa deve avere un ritorno economico, quale è l’obiettivo di share per il quale canale Nove, secondo lei, ha un senso? «Le rispondo schiettamente: abbiamo un portfolio molto forte», conclude Carafoli, «e io sarò contenta con una share tra l’1,6 e il 2% sul totale giorno».
Italia Oggi