La seconda stagione di LOL – Chi ride è fuori divide il pubblico tra chi l’ha amata e chi l’ha odiata. Ma siamo davvero sicuri che sia meno valida della prima?
Da quando Prime Video ha reso disponibili i primi quattro episodi della seconda stagione di LOL – Chi ride è fuori, Internet è stato travolto da uno tsunami squadrista che potrebbe riassumersi facilmente così: c’è chi l’ha adorata e chi l’ha detestata. Secondo alcuni, infatti, il problema che è che il livello di questa edizione non sarebbe neanche lontanamente paragonabile a quello della prima, ma siamo davvero sicuri che questo corrisponda alla verità? Partiamo da un presupposto: LOL è un programma giovanissimo, con neanche due anni di vita. La prima stagione è arrivata in un momento molto particolare delle nostre vite, tra semi-lockdown e restrizioni, portandoci per forza di cose ad appassionarci a uno dei pochi programmi in grado di offrire un’alterativa comica all’informazione pervarsiva della generalista senza farci sentire in colpa per concederci un sorriso davanti al computer. L’idea, così come il cast reclutato da Prime Video – lo abbiamo già detto che se la Rai avesse le stesse risorse al prossimo Sanremo porterebbe la navetta spaziale di Bezos facendola planare direttamente sul tetto dell’Hotel Globo, vero? -, è riuscita ad accattivare gli spettatori per l’elementarità delle premesse e la freschezza del messaggio.
In LOL 2 lo schema si ripete con un cast, se vogliamo, ancora più ricco del primo in quanto a presenze da novanta – tipo Corrado Guzzanti, che vale ogni centesimo del suo contratto se non di più -, e con una formula più raffinata per un semplice motivo. Quale? Il fatto che, a questo giro, i partecipanti non sono più lanciati allo sbaraglio, ma ben consapevoli di cosa devono fare una volta partite le trombette per riuscire non solo a vincere, ma soprattutto a rimanere impressi nel pubblico – pensiamo, per esempio, a Lillo, che non ha vinto LOL ma che, grazie a Posaman e al suo tormentone «Sono Lillo», ha raggiunto una popolarità molto più esplosiva del vincitore Ciro Priello -. La chiave, infatti, è sempre quella: mettere in piedi delle trovate che possano garantire chi le pensa la genialità per averle realizzate ed eseguite. In questo, è evidente che molti comici abbiano una marcia in più, regalando delle perle di imperitura memoria come Virginia Raffaele che, travestita da Marina Abramović, replica la performance del MoMa di New York infilandoci uno «scopa!» così, all’improvviso, o come la fotografia senza veli del Mago Forest che ha letteralmente fatto vacillare la resistenza di Maria Di Biase.
Corrado Guzzanti, con il suo guardaroba traboccante di personaggi – Vulvia su tutti – e battute estemporanee come «che vor di’ avere Saturno contro? ‘Sto a 800 milioni di chilometri di distanza, ma chittse ‘ncula» gareggia in un campionato a parte, mentre gli altri concorrenti di LOL si difendono come possono, chi meglio e chi peggio. Straordinario Maccio Capatonda che, con la sua voce impostata, lancia freddure ben assestate in grado di far tremare anche i più stolidi, così come la dolce Maria Di Biase, che ci ha fatto piegare in due anche solo per aver detto di aver riconosciuto la Raffaele dal «c*lo». Si difende bene Max Angioni mentre altri, come Tess Masazza, Diana Del Bufalo e i Pozzolis, faticano a trovare la propria cifra dimostrandoci che, nonostante LOL sia ormai diventato un fenomeno di culto, non proprio tutti sono riusciti a trovare il modo migliore per sfruttare le proprie potenzialità. In definitiva, quindi, non è LOL a essere meno divertente: siamo noi più scafati nel recepirlo e sono i comici a essere più consapevoli di quanto non fossero quelli della prima stagione, dandoci l’impressione che tutto sia molto più preparato e, per certi versi, meno spontaneo. È la televisione, bellezza.
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