DILETTA LEOTTA, LA PROCURA DI MILANO APRE UN’INCHIESTA SULLE FOTO RUBATE ALLA GIORNALISTA SKY

DILETTA LEOTTA, LA PROCURA DI MILANO APRE UN’INCHIESTA SULLE FOTO RUBATE ALLA GIORNALISTA SKY

Aveva denunciato a settembre l’hackeraggio della memoria virtuale del suo cellulare: scatti e video condivisi su Internet da migliaia di persone

diletta leottaLa procura di Milano ha aperto un fasciolo sul caso delle foto rubate alla giornalista Sky Diletta Leotta attraverso un’operazione di hackeraggio avvenuta lo scorso settembre: su Internet erano state diffuse una decina di foto private e due video che la giornalista aveva salvato sul Cloud, la memoria virtuale del cellulare iPhone. Scatti e video che, in poche ore, sono stati condivisi in Rete da migliaia di persone. E tutto nei giorni subito successivi al suicidio della ragazza napoletana perseguitata dai video che la riguardavano diffusi sul web. “Una gravissima violazione della privacy”, aveva fatto sapere allora la giornalista sportiva, che si era detta “molto amareggiata, indignata e pronta a gestire questa vicenda”.
L’inchiesta è partita dalla denuncia presentata alla polizia postale dalla stessa Leotta. Il reato ipotizzato dai pm – coordinati dal procuratore aggiunto Alberto Nobili – è accesso abusivo al sistema informatico, reato punito con una pena fino a tre anni. Al momento non risulterebbe esserci alcun indagato.
“Il suo pensiero è rivolto alle ragazze più giovani”, aveva anche sottolineato l’ufficio stampa di Dieletta Leotta riguardo alla gravità di quanto successo, cercando di condividere la brutta esperienza come monito. “Chiunque distribuisce con leggerezza una foto privata magari di un amico, di una fidanzata o di una ex senza chiedere il suo consenso commette un reato. Questo è ciò che tutti i ragazzi devono avere bene in mente perché una condivisione su WhatsApp o sui social, che non hanno sistemi di controllo dei materiali che transitano su di loro, diventa incontrollabile e senza possibilità di ritorno. La denuncia alla polizia è la prima cosa da fare”.

La Repubblica

Torna in alto