Il conduttore risponde alle polemiche in un’intervista a ‘Oggi’ : “Sono amareggiato perché si parla sempre senza sapere”
“È più bello aiutare gli altri senza farlo sapere, senza sbandierarlo per farsi belli. Avevo già programmato di destinare una somma importante alle popolazioni colpite dal terremoto e volevo tenerlo per me, ma purtroppo queste polemiche assurde mi costringono a renderlo pubblico”.
In una intervista rilasciata a Oggi, Carlo Conti torna ad affrontare il tema delle polemiche sul suo compenso per il Festival di Sanremo (si parla di 650.000 euro). “Sono amareggiato perché si parla senza sapere, per supposizioni”, dice Conti. “I miei Festival hanno fatto guadagnare, visto che la pubblicità ripaga ampiamente tutti i costi, e hanno prodotto utili importanti. Non lo dico io, ma le cifre ufficiali (quelle sì che sono vere) rese note dalla Rai“. “Amare il prossimo – sottolinea ancora – è per me un comandamento importante che cerco di mettere in pratica ogni giorno”, spiega.
Da tempo il compenso di Carlo Conti è oggetto di polemiche. Renato Brunetta ha più volte criticato la Rai per il cachet del conduttore, invocando la trasparenza e i tetti dei compensi a 240.000 euro: “La Rai è un servizio pubblico che ha il canone in bolletta, per questo ha degli obblighi in più nei confronti degli italiani”. Ma nel mirino di Brunetta ci sono anche Bruno Vespa e altri conduttori, come spiegato dal presidente dei deputati di Forza Italia nell’interrogazione presentata al presidente della Commissione parlamentare per l’indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, Roberto Fico: “I compensi dei conduttori televisivi non sono resi noti in maniera ufficiale sebbene la Rai sia una società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo in Italia finanziata dai cittadini attraverso il canone”, ha detto Brunetta, chiedendo poi di sapere “se i vertici Rai non intendano chiarire e confermare quanto riportato e se non ritengano opportuno fare chiarezza sui cachet effettivamente percepiti dai conduttori televisivi ai fini di trasparenza, moralizzazione ed equità”.
La Repubblica