Il gran ritorno delle firme celebri, la commedia nella sua accezione più alta, la scommessa sugli esordienti che faranno parlare. Alla fine di un’annata complessa, il nostro cinema guarda al futuro e mette a punto nuove strategie d’attacco per ampliare una quota di mercato che, nel 2017, in assenza del fenomeno Zalone, ha inevitabilmente subito un calo. E allora spazio agli autori più quotati, da Paolo Sorrentino, impegnato nel montaggio di Loro sulla figura di Silvio Berlusconi, forse pronto alla fine della primavera, a Matteo Garrone che ha terminato le riprese di Dogman , ispirato al raccapricciante episodio di cronaca nera romana Anni ’80 in cui il proprietario di un negozio di toelette per cani torturò fino alla morte un piccolo boss di quartiere.
Per la major Rai Cinema, oltre a Garrone, hanno finito di girare anche Valeria Golino, che in Euphoria dirige Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea nei ruoli di due fratelli molto diversi obbligati a riavvicinarsi (e a riscoprirsi) dai casi della vita e Mario Martone che in Capri-Batterie ricostruisce il clima intellettuale dell’isola frequentata, agli inizi del 900, da personaggi come Maxsim Gorkij e come lo scrittore e medico svedese Axel Munthe.
Mastandrea alla regia
E poi ancora Valerio Mastandrea che esordisce con Ride, Paolo Virzì che, mentre attende l’uscita di Ella and John, ha già finito la lavorazione di Notti magiche, ambientato nella Roma dei primi Anni ’90 e dedicato alla storia di tre ragazzi che arrivano nella capitale inseguendo il sogno del cinema.
In gara alla prossima Berlinale si vedrà Figlia mia di Laura Bispuri, sulla bambina Vittoria (Sara Casu), divisa tra due donne (Valeria Golino e Alba Rohrwacher) che se ne contendono l’affetto, mentre il 14 febbraio arriva A casa tutti bene di Gabriele Muccino, con cast stellare, da Stefano Accorsi a Stefania Sandrelli, da Pierfrancesco Favino a Carolina Crescentini. Intanto, lavorano sulle loro prossime opere Roberto Andò (Storia senza nome), Marco Bellocchio (Il traditore) alla ricerca dell’attore italo-americano che potrebbe interpretare il super-pentito Buscetta e Alice Rohrwacher, che ha diretto Lazzaro felice. In preparazione (prodotto da Lucky Red) anche Sulla mia pelle, con Jasmine Trinca, dedicato alla tragica vicenda di Stefano Cucchi.
Le commedie italiane sono l’asse portante del listino Medusa, centrato, in attesa del nuovo film di Ficarra e Picone, della prima pellicola realizzata in Usa da Paolo Genovesi (Il primo giorno della mia vita) e del Vizio della speranza, del regista di Indivisibili Edoardo De Angelis, sulla rentrée di Luciano Ligabue con Made in Italy, su Matrimonio italiano di Alessandro Genovesi e su Vengo anch’io del duo comico Corrado Nuzzo – Maria Di Biase: «Concentriamo le nostre risorse sul cinema italiano – spiega il vicepresidente e ad di Medusa Giampaolo Letta -, nel rispetto di qualità e rendimento, tenendo conto che oggi, tranne che per i blockbuster, è sempre più difficile portare il pubblico in sala».
Comico? Sì, ma non basta
Ma anche in quello che resta il caposaldo della nostra produzione, tira aria diversa: «La commedia comica e basta – osserva l’ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco – ha stancato, la gente non ci si riconosce più. Ci vogliono idee capaci di sorprendere». Così in Io sono tempesta di Daniele Luchetti assisteremo al match tra l’imprenditore imbroglione Marco Giallini e il barbone un po’ bullo Elio Germano, in Ricchi di fantasia di Francesco Miccichè seguiremo i percorsi degli amanti Sergio Castellitto e Sabrina Ferilli, nel Grande spirito di Sergio Rubini vedremo nascere l’amicizia tra due perdenti (Rubini e Papaleo), nell’opera prima di Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi Metti la nonna in freezer troveremo Fabio De Luigi nei panni di un finanziere maldestro e Miriam Leone in quelli di una giovane restauratrice. In Una vita spericolata di Marco Ponti, al posto dell’attore Domenico Diele, arrestato durante le riprese per aver ucciso una donna in un incidente stradale, troveremo il 26enne veronese Eugenio Franceschini, bel volto emergente di cinema e tv.
All’orizzonte, naturalmente attesissimo, c’è anche l’opera seconda dell’autore di Lo chiamavano Jeeg Robot Gabriele Mainetti: «Sento chiaramente un po’ di pressione – ha confessato Mainetti -, ora c’è più attesa. Mi auguro però che le persone possano pensare “che coraggio, che originalità”». Una speranza che, in effetti, riguarda l’intero cinema italiano del 2018. E che, stando alle premesse, potrebbe non essere vana.
Fulvia Caprara, La Stampa